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Il teatro dell’oppresso

Il teatro dell’oppresso
Una lettura gestalticadi Irene Tria

L’elaborato intende presentare – attraverso la lente della teoria della Terapia della Gestalt – lo strumento del Teatro dell’Oppresso, strumento di teatro sociale nato in Brasile agli inizi degli anni ’70 ad opera di A. Boal: il contesto socio-culturale in cui è stato concepito e poi elaborato, gli obiettivi che si pone, le tecniche utilizzate.

Nel testo viene fornita una lettura delle tecniche del TdO, attraverso i concetti di base della psicoterapia della Gestalt, a partire dalle prime formulazioni teoriche di Persl contenute nel libro L’Io, la Fame e l’aggressività: il lavoro sull’identificazione-alienazione per l’integrazione di parti di sé scisse o negate, il concetto di responsabilità come guida e valore del proprio agire nel mondo, l’esperienza come motore del cambiamento, la centralità dell’esperienza corporea per l’attribuzione di significati agli eventi che ci accadono.

Questa analisi viene effettuata a partire da un’esperienza pratica di seminario in Teatro dell’Oppresso: saranno presentati alcuni lavori e ne verrà restituita una lettura in chiave gestaltica.
Il lavoro proposto non ha la pretesa di esaurire le riflessioni sul tema, ma anzi si pone come spunto di riflessione e iniziale per una graduale integrazione tra lo strumento proposto e la cornice teorica della Terapia della Gestalt.

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