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Siamo ancora qua

Siamo ancora qua

Figuremergenti torna sul web dopo un’assenza di tre anni. La nostra ultima uscita è stata nel 2019. L’anno dopo è scoppiata la pandemia ed è cominciato un periodo di novità, trasformazioni, per molti anche di dolori e tragedie. È iniziato anche un periodo di grande confusione in cui dialogare è diventato sempre più difficile. Il dialogo è stato sostituito dalla logica dell’emergenza.

Quando una società sceglie la logica dell’emergenza il dialogo viene visto come pericoloso. Il dialogo richiede di prendersi del tempo, di sospendere il giudizio e l’azione affinché dal dialogare possa emergere la soluzione migliore.

L’emergenza spinge ad agire in fretta, a decidere in fretta e soprattutto ad abbracciare la logica militaresca in cui il potere deve essere affidato a pochi, possibilmente ad uno solo, e gli ordini non si discutono.

A seconda dei periodi storici e delle società, nelle situazioni di emergenza il potere decisionale può essere affidato ad autorità religiose, ad un dittatore, ai militari o ad un politico molto carismatico[1]. In questa particolare emergenza del Covid, il potere decisionale è stato affidato alla scienza. Questa scelta ha generato una situazione al limite dell’assurdo, perché per sua natura la scienza ha bisogno di dialogo e confronto e, inoltre, non dispensa certezze.

Negli anni della pandemia la scienza ha sospeso il dialogo e ha dispensato certezze

Questa mancanza di dialogo si è allargata ad un altro settore importante della nostra società, quello dell’informazione.  Anche qui abbiamo assistito alla sospensione del dialogo e alla divulgazione di certezze.

Nell’ambito dell’informazione è emersa però una polarizzazione tra l’informazione che circolava sui canali classici, giornali, radio e televisione, e quella che circolava sui social. Entrambe tendevano a dare certezze, anche se di segno opposto e, ancora una volta, senza alcun dialogo possibile.

Le polarizzazioni, la difficoltà di dialogare, la logica dell’emergenza hanno pervaso molti settori della nostra società.

Anche la Scuola Gestalt di Torino ne è stata influenzata. Non ce lo siamo detti esplicitamente, ma il dubbio, il timore che lo sforzo necessario per fare uscire la nostra rivista on line fosse troppo ed inutile ha agito facendoci rimandare continuamente l’uscita di un nuovo numero.

Finché non ci siamo rese/i conto che era la paura che ci stava guidando. Paura di non farcela, di non avere le energie, di non fare un buon lavoro. E allora abbiamo realizzato che, inevitabilmente, eravamo anche noi immersi in questo clima di paura che negli ultimi 3 anni sta influenzando la vita di tantissime persone in tante società.

Prima è stata la paura della malattia, del contagio, della morte. Poi la paura di non venirne fuori, di vedere la nostra vita cambiata per sempre. Poi la paura del tracollo economico. Poi la paura della guerra. La paura per i giovani di non avere un futuro. La paura dei cambiamenti climatici sempre più minacciosi e sempre più devastanti. La paura dei migranti che aumentano di giorno in giorno. Paura per le nostre coppie ed i nostri figli che nuove ideologie mettano in discussione equilibri consolidati da millenni.

Paura.

Abbiamo quindi deciso di partire da qui.

Di dedicare questo primo numero post pandemia alla paura.

Non abbiamo ancora sciolto i nostri dubbi. Non sappiamo ancora se questo numero è il canto del cigno di Figuremergenti o se partire dalla paura ci permetterà di trovare nuove energie, nuove idee, nuove/i compagni/e di viaggio.

Intanto la paura invece che paralizzante è stata stimolante e questo è già un importante risultato.

Questo numero forse vuole essere un piccolo contributo ad uscire dalla logica dell’emergenza e comprendere che non ci servono più certezze, ma più dialogo.

Per cui ora scriviamo di PAURA

[1] Avrete notato che non sto usando un linguaggio inclusivo, perché in questi ambiti l’inclusività ancora non esiste.

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