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Il principe che si credeva un gallo. Come entrare e modificare una situazione cosiddetta “psicotica”.

Il principe che si credeva un gallo. Come entrare e modificare una situazione cosiddetta “psicotica”.

Ho conosciuto il Metodo alla Salute ideato da Mariano Loiacono, una decina di anni fa, leggendo e visitando in rete i tanti video che ne parlano, ma solo da tre anni sono andata sul posto, prima a Foggia e poi in alcune delle altre sedi regionali dove il Metodo viene applicato, conoscendolo in diretta e facendone a mia volta esperienza. Si, perché nel modello, chi si prende cura non smette mai di essere in trattamento, può accompagnare (v. Glossario al fondo) le persone portatrici di sintomi più o meno evidenti o complessi, ma continua a lavorare su di sé e crescere, perché le dinamiche in gioco appartengono a tutti, al di là di un’illusoria demarcazione tra chi è sano e chi è malato. In specifico di cosa si tratta? Di una particolare mistura di terapia e formazione, un approccio trasformativo, teorico pratico, di quella che in questo numero della rivista abbiamo voluto chiamare sofferenza, piuttosto che disturbo e che Mariano Loiacono definisce come disagio diffuso.

Il Principe che si credeva un gallo, è un suo scritto a commento di una bellissima fiaba yiddish e mi è sembrato molto adatto nel contesto di questo numero: una riflessione profonda su come ci approcciamo alla cura della cosiddetta psicosi, attraverso la metafora di una fiaba.

Mariano Loiacono è uno psichiatra che è partito da sé, dalla sua sofferenza e disagio e ancora oggi trova in questa radice lo slancio per produrre i frutti più succosi del suo lavoro e della sua vita, pieni del piacere degli incontri e della creatività che riescono continuamente a generare. Dopo cinquant’anni di un lavoro originale, ricco di documentazione e risultati, attuato nel servizio pubblico, rifonda se stesso insieme ai compagni di viaggio di questi anni, creando un Villaggio Quadrimensionale a Troia (v.), dove poter proseguire il percorso in forma ancora più ampia e creativa, Questo grazie all’ottusità della Regione Puglia, che non ha rinnovato l’incarico a un nuovo psichiatra, formato per continuare un servizio di provata eccellenza dopo l’inevitabile, seppur a lungo procrastinato, pensionamento di Loiacono.

Ma un’altra regione –nemo profeta in patria-, ha saputo cogliere la preziosità del suo passaggio e del suo segno, ancora attuale e presente. La fiaba che vi propongo, gentilmente messa a disposizione da Mariano Loiacono stesso per la nostra rivista, è tratta dalla raccolta pubblicata nei Quaderni della regione Marche, intitolata Fiabe da ogni continente per una regione da fiaba. Ho pensato di far parlare l’introduzione del libro, per collocare nello sfondo di un lavoro completo la fiaba e, siccome i tanti anni di teoria prassi del metodo hanno prodotto una grande quantità di termini specifici, ho allegato al fondo glossario, bibliografia, notizie sul Metodo alla Salute e progetti che in questi anni ha fatto nascere, traendoli dall’appendice del testo.

Dall’ introduzione di Cindy Recchia:

Questa pubblicazione presenta una raccolta di dodici incontri denominati “Pomeriggi Letterari Globali”, promossi dalla Fondazione Nuova Specie onlus in collaborazione con l’Associazione Alla Salute onlus Marche di Ancona. 

Gli incontri, condotti dal dr. Mariano Loiacono, si sono svolti da marzo 2010 a giugno 2013 in diverse località marchigiane (Ancona, Senigallia, Cartoceto, Fano, Urbania) e hanno preso in esame diversi brani del sapere mitopoietico, attingendo a molteplici fonti e provenienze etniche e culturali: fiabe, racconti, brani sapienziali, filastrocche, miti, apologhi, spaziando dal mito classico alle fiabe moderne, dalla tradizione yiddish a quella cristiana, dalla cultura africana a quella peruviana, dalla tradizione ai racconti che animano movimenti popolari di rivolta. 

Nell’ambito di ogni incontro, il brano selezionato è stato commentato alla luce della Epistemologia Globale, un nuovo punto di vista globale ideato e sperimentato dal dr. Mariano Loiacono a partire dal 1966, i cui termini e neologismi, presenti nel libro, sono stati indicati dalla sigla (v.) apposta accanto alla parola utilizzata, e riportati e illustrati nella sezione “Glossario”. 

I diversi incontri sono stati svolti all’interno di un progetto portato avanti dall’Associazione Alla Salute onlus Marche denominato “Uguali nella diversità: dalla intolleranza al Crossingover”, nel quale sono stati avviati importanti e significativi scambi con diverse etnie del territorio marchigiano, a partire dal quartiere degli Archi di Ancona: feste multietniche, momenti di ascolto, laboratori di danza, presentazione di libri, incontri culturali, ecc., una primizia nell’ambito dell’incontro tra le diverse etnie, con intrecci e scambi a vari livelli, da quello individuale a quello progettuale, che hanno coinvolto diverse fasce d’età, di provenienza, di stile di vita. 

Questo libro raccoglie le deregistrazioni integrali dei vari incontri. Il testo, quindi, risente del linguaggio parlato e delle molteplici interazioni dal vivo con le persone presenti. 

I vari commenti sono stati disposti non in base all’ordine cronologico nel quale sono stati fatti, ma seguendo un percorso concettuale e progettuale, nell’intento che la pubblicazione possa stimolare in chi la legge inedite consapevolezze e desiderio di nuovi percorsi. 

E dopo questa doppia premessa, ecco finalmente la fiaba commentata.

COME ENTRARE E MODIFICARE UNA SITUAZIONE COSIDDETTA “PSICOTICA”

Commento Globale del racconto “Il principe che si credeva un gallo”

 

1. Il principe che si credeva un gallo

C’era una volta, in un antichissimo regno, un giovane principe bello e intelligente. Ma un giorno si mise in testa di essere un gallo. All’inizio, il re suo padre credette che si trattasse soltanto di una crisi passeggera. Ma, quando il principe iniziò a togliersi tutti i vestiti, a sbattere le braccia e a fare chicchirichì come un gallo, il re prese la cosa sul serio. Intanto, il giovane principe aveva eletto domicilio sotto la tavola della sala da pranzo e accettava di mangiare soltanto i chicchi che si facevano cadere sul tappeto reale. Il re era molto triste nel vedere il figlio in uno stato simile. Fece venire i migliori medici, i suoi maghi, i suoi taumaturghi. Tutti cercarono di far ragionare il ragazzo. Poi provarono con le loro medicine e con la magia. Ma lui rimaneva convinto di essere un gallo. Uno a uno, i medici, i maghi, i taumaturghi se ne andarono. Ogni volta, il “gallo” lanciava il suo chicchirichì. Il re cadde in uno stato di profonda depressione, convinto che nessuno avrebbe potuto guarire il figlio da quella strana malattia. Ordinò ai suoi servi di vietare l’accesso del palazzo a tutti i guaritori o ai cercatori di fortuna. Ne aveva abbastanza. Un giorno, un saggio sconosciuto bussò forte alle porte del palazzo. Il servitore più fedele socchiuse il portale e scorse un vegliardo che lo fissava con occhi penetranti. “Ho sentito dire che il figlio del re si crede un gallo. Sono venuto a convincerlo del suo errore”. Il servitore richiuse con violenza il portale dicendo: “Tanti altri ci hanno provato… Tutti hanno fallito. Vattene, vecchio!”. L’indomani, il servitore udì di nuovo bussare forte alla porta. Ancora una volta socchiuse il portale. “Ho un messaggio per il re”, disse il saggio sconosciuto. “Di che si tratta?”, chiese il servitore, “Dammi il tuo messaggio e vattene!”. “Dirai al re esattamente questo: Per tirar fuori qualcuno dal fango, bisogna talvolta che un amico ci si voltoli con lui”. Il servitore non aveva la minima idea di cosa significassero tali parole. Fece tuttavia attendere il saggio davanti alla porta del palazzo e andò a riferire il suo messaggio al re. Questi, prostrato sul trono, ascoltò l’enigmatico messaggio: “Per tirar fuori qualcuno dal fango, bisogna talvolta che un amico ci si voltoli con lui”. “Uhm? Che intendeva dire con quella frase?”.

Più ci pensava e più quelle parole acquistavano un senso. Il re finì col raddrizzarsi e disse: “Fa’ entrare quell’uomo. Gli darò una possibilità”. Fra lo stupore generale, il saggio cominciò col togliersi i vestiti. Il re scosse il capo. C’erano ora due uomini completamente nudi sotto la tavola del palazzo reale, intenti a lanciare entrambi i loro chicchirichì come galli. Presto il giovane principe chiese al vecchio saggio: “Chi sei e che cosa fai qui?”. “Ma non vedi che sono un gallo, proprio come te?”, rispose il saggio. Il principe era felice di essersi trovato un amico e tutto il palazzo risuonò presto del rumore dei battiti delle loro braccia e dei loro chicchirichì. Ma l’indomani il saggio uscì di sotto la tavola, raddrizzò la schiena e si stirò a lungo. “Che cosa fai?”, chiese il giovane principe.  “Non preoccuparti”, rispose il saggio, “Non perché sei un gallo sei costretto a vivere sotto la tavola”. Il principe era in ammirazione davanti all’intelligenza dell’amico. Fece come lui. Infatti, era vero: un gallo poteva alzarsi in piedi, stirarsi e continuare a essere un gallo. L’indomani, il saggio si infilò la camicia e i pantaloni. “Hai perso la testa?”, chiese il principe, tutto meravigliato. “Avevo un po’ freddo”, rispose il saggio. Del resto non è perché sei un gallo che non hai diritto di indossare abiti da uomo. Resti sempre un gallo”. Intrigato, il giovane principe si infilò dei vestiti. Poi il saggio chiese che venisse loro servito un pasto sui vassoi dorati del re. Si mise a tavola con il principe che, senza nemmeno rendersene conto, cominciò a mangiare con grande appetito. Intanto, il saggio gli parlava con vivacità degli affari del regno. All’improvviso, il principe balzò in piedi esclamando: “Ma non vedi che siamo dei galli? Com’è possibile che siamo a tavola, intenti a mangiare e a discutere come uomini?”. “Ah, ah!”, esclamò il saggio, “Adesso posso rivelarti un gran segreto: ci si può vestire da uomo, si può mangiare come un uomo, parlare come un uomo e continuare a essere un gallo!”. “Uhm…”, disse il principe. Ma, a partire da quel giorno, si comportò come un uomo. Alcuni anni dopo, saliva sul trono. Sotto il suo regno, il paese conobbe gloria e prosperità. Ogni tanto, però, gli veniva l’idea di essere in realtà sempre un gallo e, quando si ritrovava da solo, lanciava un chicchirichì di qua e un chicchirichì di là, per esserne del tutto sicuro.

 

2. Come si forma e come cresce una situazione cosiddetta “psicotica”

Qual è il titolo che vorrei dare a questo racconto yiddish? Il titolo originale è: “Il principe che si credeva un gallo”. Io propongo: “Come entrare e modificare una situazione cosiddetta psicotica”. Penso che si possa leggerlo così, perché il principe, così come si è comportato, avrebbe avuto una diagnosi di “schizofrenia”. Diciamolo senza mezzi termini: stiamo parlando di una situazione cosiddetta “psicotica”. Innanzitutto, vediamo come si forma una situazione cosiddetta “psicotica”.

C’era una volta, in un antichissimo regno, un giovane principe bello e intelligente. 

Io l’ho inteso così: stiamo parlando di una situazione che può riguardare tutti perché, se riguarda il figlio di un re, una persona bella e intelligente, a mio parere indica che sono meccanismi universali. Questo è quello che sta capitando oggi; a maggior ragione, conoscere questi meccanismi, non per la fiaba ma per noi, può essere interessante.

Ma un giorno si mise in testa di essere un gallo.

Qui c’è una frase che probabilmente raccoglie tutto un percorso. Per spiegarmi meglio, mi avvarrò della Unità Didattica (v.) del Graal delle Profondità (v.). Come sapete, nel Medioevo, il Graal rappresentò il calice in cui bevve Gesù durante l’ultima cena; si diceva che nel Graal erano state raccolte le gocce del suo sangue poco dopo la sua morte. Rappresentava un oggetto importante per chi lo trovava, perché era magico, dava tutta una serie di poteri, tra i quali la salute, ad esempio. Ora, per stare bene nel mondo di oggi, più che trovare il Graal, bisogna recuperare tutti e quattro i Codici (v.) della vita che vengono qui rappresentati. Il cosiddetto “schizofrenico” o “psicotico” è una persona che ha dovuto svendere i Codici Antenati (v.), quelli più antichi, e si è limitato al Codice Simbolico (v.) o delle rappresentazioni, all’interno del quale ciò che noi chiamiamo “allucinazioni” e “deliri” non è che un modo di vivere questi Codici Antenati (v.) più profondi (del corpo e delle emozioni) che non si sono formati sufficientemente. Quindi, è una persona che non è cresciuta. Per molto tempo può anche mantenersi con poco ma, appenasi trova in una condizione di sovraccarico o di novità, si può rivelare la povertà che esiste nei suoi Codici Antenati (v.) più profondi.

“Si mise in testa” significa che tutta la sua vita non viene più giocata direttamente con i Codici Profondi (v.) delle emozioni e del corpo, ma essenzialmente nelle rappresentazioni. All’interno delle rappresentazioni ognuno organizza la sua vita in maniera unica. Ecco perché poi non si riesce a capire dall’esterno. È difficile capire dall’esterno tutto quello che passa nella sua testa. Ha abbandonato il suo vecchio equilibrio anche precario e adesso si stanno smuovendo delle parti sue che non sembrano coerenti secondo l’inquadramento razionale; sono tuttavia perfettamente reali e comunicanti. Cosa è successo al principe, ma anche ad ognuno di noi? È successo che l’unica area di riserva adatta a lui è il Codice Simbolico (v.), quello delle rappresentazioni. Sugli altri aspetti si è sentito non visto, non nutrito e svalutato.

“Si mise in testa” significa anche che chi sta in una situazione cosiddetta “psicotica” organizza il senso della sua vita e delle altre parti sue dentro di sé, nelle rappresentazioni. Ma dentro quel “si mise in testa” c’entra anche, in un certo senso, il re, c’entra la regina, c’entra la vita che ha vissuto. E allora “si mise in testa” leggetelo così: non è cresciuto, è stato svalutato nei Codici Profondi (v.) del corpo e delle emozioni. Ecco, noi sostituiamo la diagnosi molto comoda di “malattia genetica” con “fase di grande povertà”, perché non si è cresciuti opportunamente. Chiaramente, se uno vuole intervenire con i farmaci lo può fare, però rimangono questi buchi, queste parti deboli, così inesistenti da doverle rinforzare, e ci vuole un po’ di tempo. Bisognerebbe intervenire in modo opportuno quando si è bambini. Quindi, “si mise in testa” significa che, quando noi vediamo il sintomo, quello è già l’esito di un percorso che non ha visto nessuno, compresi i medici e i taumaturghi del re, gli amici suoi, compreso il re stesso. Quindi, non ci togliamo dalla responsabilità! Quando uno si mette in testa qualcosa, quello è l’esito finale di un percorso di impoverimento, di una non-crescita. Quando uno vuole ricominciare, purtroppo si devono riproporre queste esigenze. Lì casca l’asino, perché siamo in un mondo veloce dove si vogliono risultati immediati, a basso costo e sempre più accelerati; non si curano più i Codici Antenati (v.) del corpo e delle emozioni e, quando li vogliamo trasmettere ai nostri figli, diventa difficile. Quando poi bisogna trasmetterli a uno che ha la sua età però in realtà ha delle cose da sciogliere più profonde appartenenti ad un’età molto precoce, è chiaro che ci troviamo in difficoltà, perché ci facciamo prendere dal corpo di adulto che ha, dal fatto che è un ottimo lavoratore, ecc. Quindi, “si mise in testa di essere un gallo” è un sintomo per gli psichiatri tradizionali, perché uno che dice di essere un gallo lo si interpreta come uno che non ha il senso dell’identità, come uno che sragiona. Rappresentarsi che si è un gallo significa che lui non può credersi uomo. Collegate questo alla mancanza di crescita nei Codici Antenati (v.), più antichi, Bio-organico (v.) e Analogico (v.)! Per salvaguardare le cose sue più profonde ha dovuto limitarsi a credersi un gallo. Questa è la verità. In realtà, quando nell’utero cresciamo e ci sviluppiamo, attraversiamo tutta la storia della vita: siamo pesci, anfibi, rettili, mammiferi, cioè l’uomo nei nove mesi della sua gravidanza attraversa tutta la storia della vita. Nella storia interiore questo può essere tradotto nel fatto che noi ci identifichiamo in tante parti. Nel momento in cui non mi sento più il figlio del re, un giovane principe bello e intelligente, è chiaro che mi rappresento come un gallo. Quello è il massimo che io ho potuto rappresentare di me! Allora la psichiatria tradizionale dovrebbe dire: “Poverino! Come ha sofferto, come si è impoverito!”, dovrebbe dire: “Ma noi dove stavamo nel suo percorso di crescita?”. Invece no, nessuno si fa carico del perché ci sono stati questi impoverimenti, ma si delega alla psichiatria la capacità di trasformare ciò che è visibile, “uno che si crede un gallo”, in un cosiddetto “schizofrenico”, con le conseguenze che poi qesto comporta nelle risposte che si mettono in atto. In realtà, il sintomo è già un impoverimento dei Codici (v.). Il sintomo è già l’esito di un impoverimento in cui c’entriamo tutti, soprattutto l’ambiente familiare.

All’inizio, il re suo padre credette che si trattasse soltanto di una crisi passeggera. 

Cosa succede quando nasce un sintomo strano all’interno delle nostre famiglie, e la famiglia non si è per niente interrogata prima, né riconosce il suo non esserci stata? “Il re suo padre credette che si trattasse solo di una crisi passeggera”, cioè all’inizio nessuno vuole riconoscere che ciò che succede riguarda anche lui, re e padre del principe. Per far sì che non riguardi anche loro, i genitori sono portati a sottovalutare, a dire: “Questo è un piccolo momento di depressione… sarà il clima che è cambiato… troppo lavoro… è una crisi che passerà”, cioè si sottovalutano le cose. Quando il re e quindi la famiglia si muove? Quando dal Codice Simbolico-razionale (v.) – cioè credere, da parte del principe, di essere un gallo significa che quell’idea ce l’aveva in testa, ma all’esterno non era cambiato molto, o in ogni caso conviveva l’essersi messo in testa di essere un gallo con altre sue funzioni di principe – si passa al Codice Analogico (v.).

Ma quando il principe iniziò a togliersi tutti i vestiti, a sbattere le braccia e a fare chicchirichì come un gallo, il re prese la cosa sul serio.

A quel punto si dà da fare la famiglia. I vestiti fanno parte del Codice Analogico (v.): si è principe se si ha i vestiti da principe. Questo impoverimento non si manifesta solo nella testa, ma si manifesta anche nel corpo o addirittura nel Codice Bio-organico (v.): il Principe comincia “a sbattere le braccia e a fare chicchirichì come un gallo”. Sono segni di qualcosa che c’era già prima. Allora “il re prese la cosa sul serio”: a questo punto nasce il concetto di “malattia” che viene dal latino “male habitus”, ossia “l’abito del male”. Svestendosi degli abiti e facendo chicchirichì come un gallo, il principe ormai aveva l’“abito del male”, cioè la malattia. La malattia è solo un qualcosa di tardivo che non aggiunge nulla, perché la diagnosi, se gli psichiatri sono in grado di farla, dovrebbero riuscire ad anticiparla, a farla prima che l’altro arrivi a mettersi in testa di essere un gallo, se di diagnosi si tratta! Voglio dire che è molto comodo per la società individuare persone ad alto costo – perché ci costano parecchio – che aggiungono la parolina magica di “schizofrenia” e che, in questo modo, hanno il potere legale di dare psicofarmaci o ricoveri! Non è un granché.Più che di malattia, noi parliamo di “non crescita”. Perché se tu hai una malattia, la colpa è di qualcosa che ti manca o di un virus che è entrato, e allora si combatte questo. Per noi invece è un problema di crescita. A questo punto, vediamo qual è l’approccio tradizionale alla malattia che è presente nel testo.

 

3. La risposta tradizionale alla interpretazione di “malattia”

Intanto il giovane principe aveva eletto domicilio sotto la tavola della sala da pranzo.

Quando ormai l’ambiente ha accettato questo e si spaventa, prende lacosa sul serio, può sembrare strano ma lì, avendo ormai perduto la faccia, la persona si permette di tutto, si permette di esprimere al massimo la propria rappresentazione.

E accettava di mangiare soltanto i chicchi che si facevano cadere sul tappeto reale. 

L’identità ormai è espressa in maniera completa. Non è solo una rappresentazione dentro la propria testa, non è solo sbattere le braccia e fare chicchirichì, ma è stare nel pollaio, sotto al tavolo e mangiare i chicchi che gli altri fanno cadere sul tappeto reale. Vedete come, a questo punto, il non aver fatto crescere il principe impone al re di subire la distinzione del figlio. Vedete, una famiglia che ha accumulato molte cose buone ma non è in un percorso di crescita, perde anche le cose che ha accumulato, infatti qui dice che il tappeto reale viene utilizzato come se fosse un pollaio! Oggi la non-crescita delle persone che ci appartengono distrugge anche quel poco che abbiamo accumulato, ci sporca e declassa tutti gli oggetti di valore che abbiamo. Questo avverrà pure per l’economia finanziaria. Come avviene in un cancro, se non si interviene, il cancro fa morire l’individuo e quindi muore anche il cancro. L’economia finanziaria oggi ci sta trasformando in persone che si mettono in testa delle rappresentazioni che non sono più adeguate.

Il re era molto triste nel vedere il figlio in uno stato simile.

A questo punto, l’identità si esplicita. Il conto si paga perché, quando questo impoverimento tocca una persona importante delle nostre relazioni, emerge la tristezza: ciò significa che non si vede più il senso della vita. Perché per un re vedere che il proprio discendente non più adeguato è un fallimento, quella persona non riesce più ad essere funzionale. Quindi, la reazione della famiglia è la tristezza, lo sconforto, non sa cosa fare, tant’è vero che, anche qui, si ricorre ai medici. Guardate che anche le famiglie povere vanno dai migliori medici, sono capaci di fare sacrifici inimmaginabili. Più un medico esce in televisione, più è gettonato, più le persone fanno sacrifici per i propri familiari, pensando di delegare la situazione ad una persona esperta che sa come aiutarli, più rischiano di rimanere fregati.

Fece venire i migliori medici, i suoi maghi, i suoi taumaturghi.

Il re non si limita ai medici, ma fa arrivare anche i suoi maghi, i suoi taumaturghi. Questi facevano già parte del suo ambiente, come mai non erano serviti o non erano intervenuti prima?

Tutti cercarono di far ragionare il ragazzo.

Il problema di questi interventi è quello di far capire al principe che non è un gallo: “Guarda, ragiona! Tu sei il principe, figlio del re… non sei un gallo!”. Se andate in ambito psichiatrico, la risposta è questa: se uno continua a confermare la sua rappresentazione, viene considerato grave e si aumentano i farmaci; alla fine il ricovero dura per tutta la vita. Vogliono assolutamente che l’altro cerchi di ragionare, cioè vogliono che, solo col Codice Simbolico (v.), la persona migliori riconoscendo che il suo ragionamento è falso! Ma non capiscono che il Codice Simbolico (v.) esprime e rappresenta la povertà che c’è nei Codici Profondi (v.). Per cui, se non si cresce in quelle parti, in profondità, la rappresentazione non cambia! Noi lo vediamo continuamente: le persone che vengono da noi con diagnosi di “psicosi” non cambiano perché si convincono che ragionano male o che delirano! Anzi, più si fa così, più uno si nasconde. Le cose cambiano quando le si accolgono e quando si interviene per far crescere i Codici Profondi (v.). La psichiatria ha fallito sul piano del ragionamento, attualmente la psichiatria ha già abbandonato questo criterio.

Poi provarono con le loro medicine e con la magia.

In realtà, molte ricette mediche o molti interventi rischiano di essere interventi magici.

Ma lui rimaneva convinto di essere un gallo.

Se uno è povero nei Codici Profondi (v.), meno male che ha trovato la soluzione di essere un gallo per non suicidarsi! Il problema è che non si capisce che il cosiddetto “delirio” è una modalità che impedisce all’altro, per esempio, di togliersi la vita, oppure di essere così incazzato da andare dal padre e farlo fuori, cioè previene suicidi e omicidi. La psichiatria è convinta che non si cambiano le cose, perché la schizofrenia è considerata cronica, perché non si fanno interventi per cambiare in profondità, ma ci si ferma all’aspetto sintomatico. In quel modo, i deliri non passano.

Uno a uno, i medici, i maghi, i taumaturghi se ne andarono. Ogni volta, il “gallo” lanciava il suo chicchirichì.

Mi sembra proprio la vittoria di chi resiste a schemi che non vanno più. Una persona cosiddetta psicotica cambierà quando vede dei cambiamenti reali. Chi sta in una situazione cosiddetta psicotica non cambia perché fa male agli altri o perché gli altri glielo dicono, ma quando cambieranno delle cose in profondità. Questo lanciare il suo chicchirichì alla fine di ogni intervento è proprio il far prevalere non solo una forma di rivolta, ma il ribadire ciò che è importante per la vita, nonostante tutti questi ruoli socialmente rilevanti.

Il re cadde in uno stato di profonda depressione, convinto che nessuno avrebbe potuto guarire il figlio da quella strana malattia.

Come finisce questo approccio, quello della psichiatria tradizionale, fondato sugli opposti, cioè quello che sostiene che il sintomo è un opposto della normalità, della razionalità, dei ruoli funzionali, quindi è una malattia e bisogna fare di tutto per cancellarla? “Il re cadde in uno stato di profonda depressione”. Cioè, si perde la speranza che ci possa essere un cambiamento e si accetta l’“inguaribilità”, nasce il concetto di “cronicità”. Come dico sempre, “cronicità” viene dalla parola “krònos”, che in greco significa “il tempo che passa”: pur passando il tempo non cambia niente. Che cosa fa questa cronicità? Aumenta la depressione, perché uno ci ha provato e ha provato di tutto. Il concetto di “malattia” punisce definitivamente anche il re.

Ordinò ai suoi servi di vietare l’accesso del palazzo a tutti i guaritori o ai cercatori di fortuna. Ne aveva abbastanza.

Che cosa avviene? La famiglia si chiude nel dolore, nella disperazione, nella cronicità. Prima almeno c’erano i manicomi, ora non si sa cosa fare; oggi ci sono le case residenziali psichiatriche, le case-famiglia, che però tengono le persone lì due o tre anni, e dopo si ripresentano. Insomma, sono cose anche buone però, secondo me, non sono adeguate. La famiglia vieta l’accesso alla propria casa ad ognuno che voglia sbandierare una speranza. In altre parole, si è creato ormai un muro di perdita di speranza, di inguaribilità, e poi diventa difficile entrarci.

Riepilogando, nella prima parte abbiamo visto come si crea una “malattia”. Il sintomo è solo la parte conclusiva di un percorso di noncrescita che non è stato visto da nessuno. Molto spesso, chi lo deve vedere sono quelli che lo hanno creato, parliamo delle famiglie di origine. I familiari non vedono perché sono coinvolti in quello che avviene e hanno anche i loro buoni motivi. Infatti, ognuno ha la sua storia, anche i genitori hanno la loro; se ce la facessimo raccontare, potremmo capire meglio tanti aspetti. Il sintomo ha tre gradi di espressione. Inizialmente, ce l’abbiamo in testa. Quindi prima di farlo vedere agli altri, c’è stato tutto un percorso nelle nostre rappresentazioni, dentro di noi, dove si è già creato. Quando poi si manifesta con il corpo e con le emozioni, fino a manifestarci come un gallo, ne è passata di acqua sotto i ponti! Fino ad allora, nessuno, dalla famiglia alla società allargata, è riuscito a vedere questo. Quando si prende la cosa sul serio, questo permette all’interessato di esplicitare il massimo della crisi: si mette sotto il tavolo e mangia i chicchi sul tappeto reale; si sente autorizzato a fare tutto, avendo perso la faccia. La reazione dei familiari è quella dello sconcerto e della tristezza. Da lì si ricorre all’approccio tradizionale fondato sugli opposti. Chi, più di un re, può chiamare i migliori medici, taumaturgi e maghi? Però sono tutte risposte sintomatiche e, su tutte, vince il gallo che lancia i suoi chicchirichì. Mi sembra proprio una sconfitta di tutto questo, nel senso che il principe con il suo sintomo sconfigge tutti. Questo grido lanciato mi sembra un canto di vittoria della situazione cosiddetta “psicotica”, perché sfianca tutti, perché è imprevedibile, si può complicare, e da un battito d’ali far scatenare una tempesta. La soluzione della famiglia, dopo che accetta che la cosa è cronica, è quella di chiudersi, di vietare l’accesso a chiunque nel palazzo, ovvero ad ogni speranza.

 

4. Come far accogliere una proposta alternativa

Vediamo adesso un approccio alternativo a quello sintomatico secondoil quale se c’è un sintomo devo eliminarlo. Vediamo come cambiano le cose.

Un giorno, un saggio sconosciuto bussò forte alle porte del palazzo.

Qual è l’alternativa che si crea? Non è quella di chi ha studiato ed è diventato un guaritore, ma di chi è saggio. “Saggio” non inteso come studioso, ma “saggio” viene dal termine “sapio” che significa “gustare” personalmente. Fare questo implica metterci del tempo. Non a caso, il saggio è legato all’essere anziano, cioè è qualcuno che ha dovuto lavorarci, non si diventa saggi solo perché si è intelligenti! Quelli sono gli studiosi,

sono i geni, ma per accompagnare le situazioni cosiddette psicotiche non sono sufficienti. Qui dice ce è un saggio “sconosciuto”, perché chi gusta la vita non pensa a farsi pubblicità, ha un sapere che viene dalle sue esperienze ed è così preso dalle cose che fa, che non pensa a farsi pubblicità. Per entrare nella dinamica deve entrarci lui attivamente. Gli altri vengono chiamati dal re. Lui ha il coraggio di bussare ad un palazzo chiuso che nasconde tante difficoltà, e bussa forte. Cioè, non è detto che chi è portatore di una risposta alternativa trovi il tappeto! Spesso trova le porte del palazzo chiuse e viene trattato da sconosciuto, mentre i medici erano stati riconosciuti ed erano stati accolti con grande onore. Lui invece è sconosciuto e deve bussare alle porte. Il servitore più fedele socchiuse il portale e scorse un vegliardo che lo fissava con occhi penetranti. Quando una persona si è chiusa, fa chiudere anche le persone attorno a sé. Si vuole difendere, non solo chiude il palazzo, ma anche le relazioni con l’esterno, le affida a sostituti, al servitore più fedele, nel senso che non è più in grado di interagire. Questo significa che per il saggio è ancora più difficile entrarci. Il servitore vede degli “occhi penetranti”. Chi è il saggio? È uno che, avendo avuto l’esperienza in profondità, ha gli occhi per capire che ciò che vede è solo la punta emergente: il fatto che il principe si creda un gallo per lui è solo l’8 per cento di ciò che appare, di un iceberg. Il saggio penetra, perché sapete che il 92 per cento della massa di un iceberg non è visibile. “Penetranti” significa che va al di là di ciò che vede subito, per entrare nella parte più profonda che non subito si vede. Chi si ferma ad un aspetto evidente e superficiale non ha questa possibilità. “Penetrante” significa che sa fare una teoria della profondità, che sa vedere i Codici Profondi (v.). Gli altri hanno visto il Codice Simbolico (v.), ovvero le rappresentazioni, il delirio; il saggio invece ha cercato di vedere i Codici Profondi (v.). Adesso vediamo il primo tentativo che mette in atto, perché non è detto che il saggio riesca subito a realizzare quello che vuole. Vediamo il primo tentativo un po’ parziale.

“Ho sentito dire che il figlio del re si crede un gallo. Sono venuto a convincerlo del suo errore”.

A me questa prima posizione è sembrata molto simile a quella degli altri. O meglio, non ha esplicitato la sua diversa metodologia. Al servitore del re, cioè al garante di un ordine che ormai si era chiuso e cronicizzato, il saggio dice che ha sentito dire ciò che succedeva al figlio del re, e che lo vuole convincere del suo errore. Cioè, è così sicuro della sua metodologia, che è diversa, da non doverla esplicitare. Gli altri si aspettano la guarigione e lui gli prospetta questa possibilità, ma non esplicita niente. In questa situazione, prevale la cronicità ormai accettata da tutti. Il servitore richiuse con violenza il portale dicendo: “Tanti altri ci hanno provato… Tutti hanno fallito. Vattene, vecchio!”. Addirittura, si può arrivare ad essere disprezzati per il fatto di osare mettere in crisi una convinzione ormai certa, che è proprio quella della “inguaribilità”. Quando uno si propone di toccare questi tasti dolenti, gli altri ti vedono per forza come una persona sbagliata e anche pericolosa. Non è facile portare avanti una metodologia alternativa ed avere il consenso. Quando uno ha ormai concluso la sua ricerca e ha concluso tutto, questi tentativi di una metodologia diversa non esplicitata non bastano.

L’indomani, il servitore udì di nuovo bussare forte alla porta.

Qual è l’atteggiamento del saggio, ovvero di un Accompagnatore (v.)? Non si intimorisce. Quando non è riuscito ed ha fallito, quando è caduto, il saggio riprende il camminare. Quante volte fa questo? Se è saggio, “settanta volte sette”, se ci crede. Questo vale soprattutto nei confronti delle situazioni cosiddette “psicotiche” che, mentre vanno avanti, mettono in crisi. Lì bisogna avere energie e motivazioni e l’indomani “bussare forte alla porta”. Ma quando uno non ha valutato bene le sue energie o si fa sfiancare, l’indomani dice: “Ma chi me lo fa fare? Oltretutto, mi hanno chiuso le porte, mi hanno detto di andarmene!”. Essere una “grande anima” significa riuscire ad elaborare il negativo senza farsi fermare. Quante volte? Dice il Vangelo: “Settanta volte sette”, cioè un numero infinito, fino a che non molli. Ma, quando molli, forse è la volta buona che stavi per arrivare. Però, se uno non se la sente, si ferma. Ancora una volta socchiuse il portale.

“Ho un messaggio per il re”, disse il saggio sconosciuto.

Questa volta vedete come la strategia cambia, dice: “Ho un messaggio per il re”. Capisce che, prima di vendere la sua metodologia, deve partire dai familiari. Potremmo dire che è un po’ quello che facciamo con il Metodo Alla Salute (v.), in quanto obblighiamo i familiari a partecipare. La motivazione è questa: se il re non cambia punto di vista, è tempo perso. Immaginate se il re non fosse cambiato, se non avesse capito il senso e se non avesse colto che c’era un cambio di punto di vista: quando il saggio poi avrebbe fatto ciò che voleva fare, il re lo avrebbe fatto rinchiudere. È importante partire dai familiari. Per noi i familiari sono le prime persone su cui intervenire, o in contemporanea, se è possibile. Se l’interessato non vuole, noi diciamo al familiare: “Vieni tu”. Al familiare che spesso replica: “Che c’entro io?”, noi diciamo: “Non ti preoccupare, inizia tu!”. Chi l’ha fatto ha visto i risultati. Molto spesso alle famiglie non si può arrivare direttamente, ci vuole un intermediario. Questo è il senso delle Associazioni Alla Salute (v.) regionali. Se nelle associazioni locali non ci sono dei “servitori fedeli” che possono fare da intermediari con la famiglia, può essere che la famiglia non approderà mai; questa è la ricchezza dei Gruppi Alla Salute (v.) che si fanno e di tutte le iniziative del Progetto Nuova Specie (v.)

“Di che si tratta?”, chiese il servitore. “Dammi il tuo messaggio e vattene!”.

Bisogna anche aspettarsi che questa strada non sia facile. Spesso sidice: “Di che si tratta? Quanto tempo ci vuole? È sicuro che guarisce?”. Chi viene da noi, in realtà, vuole subito delle conclusioni e valutare se è così oppure no.

“Dirai al re esattamente questo: per tirar fuori qualcuno dal fango, bisogna talvolta che un amico ci si voltoli con lui”.

Vedete come risponde il saggio? Usa una metafora, la metafora non è una cosa esatta e precisa, ma è un po’ ambigua, puoi capire o non capire, puoi capire un po’, ma senza aver capito tutto, e quindi ti incuriosisce. Il saggio deve trovare un livello di mediazione in una struttura, in una corazza ormai chiusa, psicotica. Che cosa fa la metafora? Ti fa ragionare, ti incuriosisce, ti fa cercare ma, essendo ambigua, come minimo incuriosire. Questo significa dubitare delle certezze che si hanno, perché, lo sappiamo, il re aveva ormai la certezza di inguaribilità. Noi molto spesso nella Teoria Globale (v.) che facciamo usiamo le metafore, perché non sono verità chiuse, scientifiche, determinate. Imporre delle verità scientifiche è facilissimo, dare delle certezze è facilissimo. Ci sono già ambiti in cui ci sono delle certezze a cui uno può aderire, sia che si tratti di ambiti religiosi, scientifici o filosofici; ci sono ambiti in cui uno può prendere delle certezze, e penso che vada rispettato. Però queste certezze con i cosiddetti psicotici non funzionano più. Molte persone cosiddette psicotiche che vengono da noi hanno cercato anche in chiesa, hanno seguito la scienza con la psichiatria tradizionale, però non hanno funzionato. Che significa “certezze, assoluti, cose esatte”? Significa che sono delle cose anche limitate. Usare le metafore significa che capisci, ma non tutto, e se fai un passo capisci meglio. Quando uno fa una prima visita vuole sapere tutto, dice: “Che succede? Per quanto tempo? Guarirà?”. Io dico: “Può darsi che a me o a te venga un infarto e non ne parliamo più!”. Cioè, come si fa a vivere di esigenze di questo tipo? In realtà, la metafora è il miglior modo di affrontare la vita.“Metafora”, dal greco “meta” che significa “al di là” e da “foreo”,significa: “ti porto al di là”. La metafora ti porta al di là della chiusura che hai, ma non ti fa capire tutto, però se ti fidi man mano che procedi scopri altro. Io spesso, ad esempio, ho utilizzato l’immagine del “viaggio nella nebbia”. Nella nebbia, quando è fitta, se stai fermo vedi cinque metri, se non ti metti in movimento vedrai sempre cinque metri, e prima o dopo avrai un attacco di panico! Ma se fai cinque metri, ne vedi altri cinque. Cioè, non è possibile capire tutto con la ragione, con il Codice Simbolico (v.), se prima non entri in viaggio. Perciò il Metodo Alla Salute (v.) propone un viaggio che è molto impegnativo, perché è molto più semplice portare il fratello, il marito, il figlio da uno psichiatra e magicamente risolvere; ma, come avete visto qui, tra maghi e dottori si è fallito. Questo vale anche nella realtà di oggi. Qual è la metafora che incuriosisce? Quella che contiene già dentro la metodologia: “Per tirar fuori qualcuno dal fango, bisogna talvolta che un amico ci si voltoli con lui”. Cosa vuol dire? Se io voglio togliere qualcuno dal fango, cioè se io sono suo amico, ho interesse o amore per quella persona, vuol dire che io per primo mi metto nel fango con lui, senza aspettare che l’altro me lo chieda. L’immagine è evidente anche se, a livello di metodologia, non ci fa capire che cosa farà, però la metafora è convincente. Finora chi si è messo con il principe? Chi si è messo sotto il tavolo con lui? Chi ha mangiato i chicchi? Nessuno! Nessuno si era arrotolato con lui nel fango. “Fango” è qualcosa che vediamo come sporco. Davanti allo sporco, ognuno di noi non vede che lo sporco è anche “humus”, è anche possibilità di giocare, di imbrattarsi, è anche un ambito in cui possono nascere cose nuove. Noi il termine “solidarietà”, pur rispettando le altre definizioni che si possono dare, non lo intendiamo come un dare ad un altro il nostro dippù, l’affetto, le buone parole. Quello è pure buono, ma è una solidarietà secondaria. Per noi solidarietà, da “sollus” che significa “intero”, significa che uno è così cresciuto che fa per primo ciò che l’altro dovrebbe, potrebbe, saprebbe fare, ma ancora non può, non vuole, non sa fare. Può darsi che nella interazione di prima sia mancata la solidarietà, cioè fare per primi, e senza che l’altro te lo chieda.

Il servitore non aveva la minima idea di cosa significassero tali parole.

Le persone comuni hanno smarrito il senso delle metafore, perché le metafore incuriosiscono, stimolano a cercare. Le cose certe sono: “Dagli tante gocce, fai così e fai colì”, sono cose certe, ma nella mia esperienza non risolvono, anzi! Le metafore non si capiscono, il Metodo Alla Salute (v.) è pieno di metafore. Le Unità Didattiche (v.) sono delle metafore. È un modo che ti lascia libero di giudicarlo come inadeguato e di andartene, oppure ti incuriosisce e procedi. Le metafore lasciano liberi, ti incuriosiscono, ma ti lasciano liberi di giudicarle come una cosa o come un’altra.

Fece tuttavia attendere il saggio davanti alla porta del palazzo e andò a riferire il suo messaggio al re.

Come minimo, questa modalità lascia aperta la porta; come minimo, una strada che prima era sbarrata, chiusa, comincia ad aprirsi. Si tratta di una prima apertura. Le metafore aprono gli spiriti, li avvicinano alla vita.

Questi, prostrato sul trono…

Il re era ancora in depressione. Prima si risolveva in questo modo: bastava mandare le persone in manicomio, uno poteva anche dimenticarle e in un certo senso chiudere con loro, anche se rimaneva un vuoto o una ferita.

…ascoltò l’enigmatico messaggio: “per tirar fuori qualcuno dal fango, bisogna talvolta che un amico ci si voltoli con lui”.

Quale primo risultato si può avere in una famiglia, in una coppia che ha una situazione cosiddetta psicotica? Si può arrivare ad un Angolo Beta (v.). Cos’è la cronicità? Come si può vedere nella Unità Didattica (v.) del Quadrangolare (v.), la cronicità è l’Angolo Alfa (v.). L’Angolo Alfa (v.) rappresenta l’ordine, le regole, il tempo e la riconoscibilità. C’è il normale e l’anormale, le regole sociali e le regole che non vanno bene. Il tempo, nel senso della cronicità, significa che “sarà per sempre così”, cioè che l’identità di essere psicotici rimarrà sempre quella. Qual è la strategia del saggio? Attraverso le metafore stimola l’Angolo Beta (v.), ovvero l’Angolo dell’ascolto, della riflessione e della rielaborazione. Potremmo dire che, se non entra dentro di noi un “e disse”, cioè uno dei cinque verbi del racconto biblico del Bereshit (chiamato anche “Genesi”), non entra dentro di noi un’opportunità, una possibilità, e non cambia niente. Quindi, se non c’è l’ascolto, la riflessione e la rielaborazione sulle cose ascoltate, è tutto inutile.

“Uhm? Che intendeva dire con quella frase?”.

Questo è un grande effetto: si apre la porta, nel senso che si apre la mente del re ormai cronicizzato nella sua depressione. Quando riapre la mente, comincia a riflettere e a rielaborare. Più ci pensava e più quelle parole acquistavano un senso. Alla fine, man mano che la facciamo entrare dentro di noi, ciò che era una metafora poco comprensibile o delle affermazioni strane, acquista un senso. Ad esempio, quelli che arrivano al Metodo Alla Salute (v.) e dicono: “Come! Non usate psicofarmaci?”, se un po’ alla volta rimangono, vedono e ascoltano, il fatto che non utilizziamo i farmaci acquista un senso. Il senso non lo si acquista con le parole iniziali che si dicono, ma lo si acquista lavorando su quelle cose. Il re finì col raddrizzarsi. Dall’essere prostrati, dall’avere una prospettiva chiusa, “raddrizzarsi” è un po’ come risorgere. La resurrezione viene dal sorgere del sole, cioè il sole che era morto durante la notte comincia ad alzarsi. Infatti, “resurrezione” significa “mettersi in piedi di nuovo”. Raddrizzarsi significa rialzarsi dalla cronicità in cui ci si è messi, e dalla depressione andare verso una nuova possibilità. Inizia l’Angolo Gamma (v.).

E disse: “Fa’ entrare quell’uomo. Gli darò una possibilità”.

La possibilità che la famiglia dà non è scontata, viene dopo l’Angolo Beta (v.), ossia dalle teorie ascoltate, dalle riflessioni e dalle cose viste. Ovviamente, non è immediato. Questo implica che, per avere una possibilità e per sperimentarla, ci vuole tempo. Sapete quanti soldi spendono le Regioni per fare dei progetti per i cosiddetti psicotici che non portano a niente? Lo dicono loro stessi. Accogliere un progetto globale non è scontato, anche se gli altri sono pieni di cronicità. Anzi, più i figli hanno una diagnosi cronica, meno si aprono alla prospettiva. Ci vuole un’arte per darsi l’opportunità di provarci: questo implica l’essere attivi, il ripartire, il riprovarci, ecc. Non è scontato.

 

5. La strategia del Crossingover

Adesso vediamo quale strategia globale utilizza il saggio. Questa è importante, è il perno centrale, perché finora si è trattato di una strategia per coinvolgere la famiglia in modo da avere un’opportunità per applicare il suo metodo. Finora è stato tempo perso, o meglio, è stato tempo perso per l’interessato perché, se una famiglia non è convinta, non ti fa fare niente, ti toglie il figlio, se lo porta via e hai chiuso. Una volta che la famiglia è d’accordo, qual è la strategia che viene proposta? Ciò che vedremo adesso riguarda i genitori o chi vuole dedicarsi alle situazioni cosiddette psicotiche. Fra lo stupore generale, il saggio cominciò col togliersi i vestiti. Realizzare una metodologia di “rotolarsi con chi sta nel fango” sicuramente provoca stupore al punto di vista dominate, ciò significa che si è giudicati male, però il saggio ha un suo metodo, un suo punto di vista sull’esistenza e non si lascia intimorire. Che cosa fa e che cosa bisogna fare per aiutare una situazione cosiddetta psicotica? Bisogna togliersi i vestiti, il camice, la corona da re, cioè bisogna togliersi questi aspetti che hanno costituito distanza anche tra il re e il figlio. Chi vi dice che questo principe non sia un poeta che ha capito che le monarchie non servono più, che vanno rinnovate e per questo ha rifiutato i vestiti? In realtà, è un gesto simbolico togliersi i vestiti. Noi abbiamo paura del nudo perché abbiamo molti problemi irrisolti. Quando un bambino nasce nudo, non ci fa nessun effetto; un adulto bambino che si denuda, invece, lo mandiamo al Presidio. Quindi, il saggio non ha paura di essere e di mostrarsi “uguale nella diversità”. Si toglie i vestiti come l’altro, ma il suo punto di forza è avere la strategia per “tornare su”. Questo lo dice anche il cristianesimo: “Dio si è fatto simile all’uomo”, cioè ogni volta che vogliamo salvare qualcuno ci dobbiamo mettere al suo livello, dobbiamo incarnarci nel suo fango, nella sua storia. Questa non è solo una specificità di Gesù, ma è anche una metodologia che ognuno di noi deve acquisire, altrimenti non si risolve nulla, se ne ha paura e si scappa, ma non serve. Quindi, bisogna partire dalla condizione dell’altro, con la differenza che, mentre quello ha smarrito la strada, noi forse abbiamo una strada da seguire. Questo fa il saggio. Il saggio si perde nel bosco come il figlio del re, ma ritrova la strada per tornare. Questa è la diversità, non sta lì né a giudicare né a meravigliarsi.

Il re scosse il capo.

È giusto, anche per quello che è successo prima, che alcune persone non siano d’accordo.

C’erano ora due uomini completamente nudi sotto la tavola del palazzo reale, intenti a lanciare entrambi i loro chicchirichì come galli.

Il saggio utilizza una strategia del Crossingover (v.). Il Crossingover (v.) è ciò che avviene quando si formano spermatozoi e ovuli nella linea dei cromosomi materni e paterni, che sono due linee opposte. Prima di formare i gameti, queste due linee si avvicinano (“over”), si sovrappongono, si aprono (“cross”), si attraversano e si scambiano delle parti, così che alla fine del Crossingover (v.) nessun cromosoma è più se stesso, ma ha preso anche un po’ del suo opposto. Se voi avete presente lo Yin e lo Yang nel Tao, vedete che ognuno ha una parte propria, ma conserva un pezzettino dell’altro. Adesso vi voglio far vedere la metodologia del Crossingover (v.) che il saggio utilizza, perché il Crossingover (v.) avviene dove la vita si trasmette, ed è la mentalità più profonda, più vicina all’In.Di.Co. (v.) o a Dio. Ciò presuppone però il fatto di andare al di là di del “principio di non-contraddizione”, cioè il principio secondo cui le verità certe non devono essere contraddette e l’opposto va eliminato. Il Crossingover non funziona così, ma si avvale del “principio di contraddizione”, perché la linea materna “dice contro” la linea paterna, e viceversa, cioè “dice contro” quello che uno è. Quindi, accettare una parte dell’altro significa contraddirsi. La vita funziona così. Se noi siamo individui sempre diversi, se due sorelle sono diverse, è perché c’è stato il Crossingover (v.). La vita genera novità non dall’esterno, ma dal proprio interno. Quindi, qual è la prima cosa che fa il saggio? Si toglie i vestiti. Lo dico anche per chi ha una fede religiosa. Io conosco bene i testi sacri, quindi non parlo a vanvera: questo è proprio quello che chiede Yahvè a Mosè. Quando Mosè incontra l’espressione più alta di Yahvè che è il “roveto ardente”, cioè un roveto che brucia senza consumarsi – due opposti checonvivono bene, proprio l’immagine della Fusionalità (v.) – gli si dice:“Togliti i calzari”, cioè: “Spogliati!”. Che cosa bisogna fare ancora? Bisogna mettersi nudi sotto la tavola insieme, cioè fare l’“over” (v.). Nessun cambiamento avviene perché ho fatto la bella predica, o perché ho un bel principio, o perché ho detto una bella frase! Bisogna stare “over” (v.), ovvero “sovrapporsi”. Significa che non ho paura che il mio spazio vitale venga invaso dal tuo e che il tuo venga invaso dal mio. Questo noi lo viviamo bene nelle fasi di innamoramento. Lì ci sembra una cosa ovvia; addirittura, nel rapporto cosiddetto sessuale, questo “over” (v.), questo sovrapporsi ci porta ad entrare nella parte più intima dell’altro. “Over” (v.) significa che ti sento così compenetrato con me, che entri nella parte più vicina a me. Se ci pensate, la vagina è la parte più profonda, come anche la gola e la bocca, non a caso, poi, molti vogliono fare quella che si chiama “fellatio”, perché lì avviene l’“over” (v.). Prima di cambiare, bisogna stare “over” (v.). Se una persona vuole fare con noi un Crossingover (v.), lo vediamo dal fatto che ci stringe la mano, che si fa accarezzare, che ci porta a casa sua, ecc. Come fa uno psichiatra a cambiare un cosiddetto psicotico dicendo: “Legatelo! Fategli le iniezioni!”? Secondo me, per fare questo non ci vuole uno psichiatra che ha studiato tanti anni, lo potrebbe fare benissimo l’infermiere con metà del suo stipendio, perché sono compiti molto banali! Stare “over” (v.) è difficile, perché noi a guardarci negli occhi, a sentire il respiro, a sentire anche gli odori, a farci invadere nello spazio, reggiamo poco. “Over” (v.) è condivisione. Il racconto dice che erano nudi entrambi ed erano intenti a lanciare i loro chicchirichì come i galli. Vedete, se “malato” è il principe, “malato” è anche il saggio. Non so se tutti i religiosi lo fanno questo, però è se tu vuoi cambiare delle persone, devi stare vicino, condividerne la vita. Quando io mi metto “over” (v.), la prima cosa da fare è questa: partire dallo Stato Quiete (v.), dall’identità dell’altro, cioè da un principe che mangia solo i chicchi e che fa chicchirichì. Solo in questo modo questo punto di partenza suo, chiuso e psicotico, comincia ad aprirsi. È questo che lo fa aprire. Il saggio non chiacchiera: fa quello che l’altro sta facendo. Presto il giovane principe chiese al vecchio saggio: “Chi sei e che cosa fai qui?”. Il principe sta mettendo in crisi le sue certezze. Quali erano queste certezze? “Io sono un gallo e solo io sono un gallo. Gli altri sono normali”. Nel momento in cui vede un vegliardo che fa tutto questo senza che nessuno glielo chieda attivamente e condividendo la propria condizione, allora comincia ad uscire fuori di sé e a cogliere che c’è un altro vicino a lui di cui non conosce l’identità né perché si trovi lì. Questo è quello che facciamo anche noi nel Metodo Alla Salute (v.): le persone stanno vicine e basta, ma questo incuriosisce e stimola le domande molto più di altre cose.

“Ma non vedi che sono un gallo, proprio come te?”, rispose il saggio.

Chi può escludere che, nella sua esperienza, anche il saggio abbia avuto un periodo in cui si credeva un gallo? È proprio per questo forse che ha ritenuto di poterci andare. Io molto spesso parlo di me, dei problemi che ho avuto. Se non ci spaventiamo, se non ci mettiamo sopra, ma ricononosciamo che quelle cose le abbiamo avute anche noi, quello fa molto dipiù che combattere il sintomo. Quando un ragazzo cosiddetto psicotico coglie questo, per lui è importante perché gli dà coraggio. Avere a fianco una persona che è proprio come noi ci permette di riconoscere chi siamo e non averne paura. Dal punto di vista religioso, questi meccanismi vengono attribuiti a Gesù, ma sono meccanismi di vita che abbiamo anche anche noi, se no diventano dei ritualismi per non fare quello che anche noi possiamo fare.

Il principe era felice di essersi trovato un amico, e tutto il palazzo risuonò presto del rumore dei battiti delle loro braccia e dei loro chicchirichì.

Questo è l’“over” (v.), cioè stimola inquietudine e anche una certa apertura. Qual è il risultato? Che cosa avviene dopo? Avviene il “cross” (v.), l’altro si apre e si fa attraversare. Quindi, i due cominciano non solo a stare vicini, ma diventano “amici”, cioè possono scambiare delle parti in profondità. Significa che mi posso fidare, perché se io non mi fido non mi apro, non mi faccio attraversare dalla tua diversità, perché la tua diversità la vedrò come nemica. Se invece nasce un rapporto di amore, la diversità dà vita ad un elemento che posso fare anche mio. Questa è la premessa per fare Crossingover (v.).

Ma l’indomani il saggio uscì di sotto la tavola, raddrizzò la schiena e sistirò a lungo.

Dopo aver fatto l’“over” (v.) e il “cross” (v.), il farsi attraversare, avviene lo scambio. Il Crossingover (v.), però, non è concluso. Il saggio vuole portare il principe a riprendersi una parte che ha lasciato: il fatto che si può stare anche in piedi senza stare sempre sotto il tavolo. Se vi ricordate, questo era uno degli ultimi elementi. Nel riprendersi le parti, si parte sempre da quelle più antiche.

“Che cosa fai?”, chiese il giovane principe.

Il principe si stupisce, comincia a parlare. La parola l’ha persa per ultimo, ma cominciare da lì è già importante. Il valore che si dà ai cambiamenti non si può dare in sé, ma in base alla storia di regressione che quella persona ha avuto prima di arrivare al sintomo. Per esempio, vedere una persona agitata, per tutto il materiale che sta venendo fuori, che gradualmente comincia a stare seduta durante un corso, per noi è già un cambiamento, anche se continua a mettere fuori il suo materiale a pezzi; chi non comprende, lo vede come un discorso confuso.

“Non preoccuparti”, rispose il saggio. “Non perché sei un gallo sei costretto a vivere sotto la tavola!”.

Un altro aspetto dell’Accompagnatore (v.) è che fa accettare il “principiodi contraddizione”, perché se uno è arrivato a sentirsi gallo e a stare bene solo mettendosi sotto la tavola, non accetta più di essere contraddetto in quella soluzione perché è la sua soluzione vitale. Il saggio, come vedete, gradualmente si conquista una relazione paritaria, di fiducia e di affidabilità. Alla fine gli fa vedere che non è in contraddizione stare sotto la tavola e alzarsi. Questo permette al principe di iniziare a riprendersi questa parte, perché il saggio fa capire che può rimanere sotto la tavola, ma anche stare in piedi. Questo è già un primo passo importante.

Il principe era in ammirazione davanti all’intelligenza dell’amico.

A questo punto, si chiude il Crossingover (v.) nel suo primo livello. Il saggio fa capire al principe che non sono cose in opposizione: che può stare sotto la tavola, ma si può anche alzare. Per esempio, puoi continuare ad essere religioso, però aprirti ai problemi del mondo di oggi; puoi essere un santo, ma puoi essere anche un po’ peccatore. Se rimangono tali, tutti questi opposti non portano a niente, anche perché “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

Fece come lui.

Vedete, c’è lo scambio delle parti. Il saggio aveva già delle capacità in partenza, poi il fatto di aver condiviso la condizione del principe ed essersi “immolato” per lui – tutte le metafore religiose – porta l’altro a salvarsi, cioè a prendersi delle parti e a fare come lui.

Infatti, era vero: un gallo poteva alzarsi in piedi, stirarsi e continuare a essere un gallo. Vedete, il principe accoglie una parte nuova, senza sentirsi in contraddizione con quella precedente. Passa dall’univocità di dire: “Sono solo un gallo” al fatto di riconoscere: “Sono un gallo, ma posso anche essere una persona”, oppure: “Sono un gallo che si tira fuori dalla gabbia e lo sono anche se sto fuori”. Questo è un primo livello. Noi accettiamo le parti nuove quando c’è una verifica personale; questo crea anche la fede, la fiducia, che sono la stessa parola. “Fides” (v.), in latino, significa “cordicella”, le corde del liuto si chiamavano “fides”. Vi dico queste cose perché nel linguaggio comune spesso utilizziamo solo la parte finale di una parola, ma abbiamo smarrito il senso etimologico. Nell’etimologia c’è molto di più del significato striminzito a cui ci siamo limitati. Se io lo verifico, questa è la premessa per la creazione di una “cordicella” che mi fa uscire fuori dalla situazione in cui mi trovo. Quindi, per conquistarsi la fiducia di tanti ragazzi cosiddetti psicotici, ma anche di un familiare, ci vuole tempo, bisogna fare i fatti e, dopo che l’altro verifica, la fiducia aumenta ed è più disponibile per una prossima volta. Questo risultato iniziale comincia a formare la fiducia. La fiducia è la prima modalità di sconfiggere la disperazione, la cronicità, la mancanzadi speranza. Certuni, specie i religiosi, dicono: “Abbiate fiducia, abbiate speranza!”. Sì, ma i fatti quali sono? Sono solo parole? Noi oggi abbiamo bisogno anche di fatti, di una verifica personale, che qualcuno entri nelle nostre storie, non in una maniera astratta!

L’indomani…

Questo ci riporta alla creazione. Nel Bereshit – il libro si chiama “Bereshit” e non “Genesi”, perché “Genesi” è il nome che gli hanno dato i Settanta nella traduzione greca – si dice ogni giorno della creazione: “E fu sera e fu mattina” (v.). Per fare una integrazione di parti, bisogna avere il senso della lentezza e del ripetere i circuiti per ripartire. Ma chi ce l’ha questa capacità, oggi, spinti come siamo dall’economia finanziaria? …il saggio si infilò la camicia e i pantaloni. Se vi ricordate, prima di mettersi sotto il tavolo, il saggio si era svestito; questo indica che sta procedendo in senso ascensionale e progressivo. Il saggio fa presente all’altro che, anche se io mi avvicino ai vestiti, non sono in contraddizione.

“Hai perso la testa?”, chiese il principe tutto meravigliato.

Di nuovo, questo sveglia lo Stato Quiete (v.) del principe. Non basta la fiducia; ogni volta che noi proponiamo una crescita, l’altro ci ripropone sempre le stesse cose, la sfiducia, ed è sfiancante. Il meccanismoossessivo si ripresenta, e questo sfianca.

“Avevo un po’ freddo”, rispose il saggio.

Cosa fa il saggio? Parla dei vestiti, ma riportando questo a sé. Impariamo a parlare di noi, non come fanno i familiari o gli psichiatri! Nonce la faccio? Parlo di me.

“Del resto, non è perché sei un gallo che non hai diritto di indossare abiti da uomo. Resti sempre un gallo”.

Di nuovo gli ripropone il “principio di contraddizione”, ovvero il “cross” (v.). Vedete come è sottile? Gli dice: “È un tuo diritto, non è una cosa negativa! Resti sempre un gallo”. Il problema è che l’altro non deve vedere che noi gli vogliamo eliminare la sua identità. Perché non è quello il problema; il problema è vivere la parte di gallo, ma anche tutte le altre parti.

Intrigato, il giovane principe si infilò dei vestiti.

Vedete? C’è di nuovo uno scambio di parti e, intanto, continuiamo a risalire.

Poi il saggio chiese che venisse loro servito un pasto sui vassoi dorati del re.

Qual è l’altra parte? Che il principe mangiava solo chicchi sotto la tavola. Vedete che progressione lenta sta avvenendo? Il saggio comincia a farlo avvicinare, a fare “over” col cibo. Pian piano, comincia ad acquistare più determinazione. Man mano, si acquisisce fiducia, la fiducia accelera i processi e la determinazione viene fuori. Anche il saggio fa dei passaggi molto più determinati, ma continua a procedere lentamente.

Si mise a tavola con il principe che, senza nemmeno rendersene conto, cominciò a mangiare con grande appetito.

Il lavoro fatto porta ad “incoscientizzare” tutti i meccanismi, funzionano autonomamente. Quando funzionano autonomamente, non dobbiamo solo vedere i miglioramenti repentini, ma il lavoro fatto prima.

Intanto, il saggio gli parlava con vivacità degli affari del regno.

Vedete, il saggio lo fa avvicinare a ciò da cui il principe è scappato, perché lo sentiva molto pesante per sé. Questo vale anche per chi ha vissuto una trasmissione di ruoli che ha sentito importante ma rispetto ai quali si è sentito inadeguato. Per prendersi l’onere di altre cose, bisogna essere cresciuti in altre parti.

All’improvviso il principe balzò in piedi esclamando: “Ma non vedi che siamo dei galli? Com’è possibile che siamo a tavola, intenti a mangiare e a discutere come uomini?”.

Vedete, ritorna lo Stato Quiete (v.) che fa difficoltà ad aprirsi. Pare che lo Stato Quiete (v.) sia sempre lo stesso. Qui addirittura il principe si rimangia il passo che aveva fatto. Quando voi proponete ad un ragazzo cosiddetto psicotico un passaggio ulteriore, se si spaventa e mette in crisi anche i passi che ha fatto, non bisogna fermarsi né meravigliarsi. Può darsi che stia affrontando una cosa più importante e ne abbia paura; così, per difendersi, mette in crisi i miglioramenti che ha avuto.

“Ah ah!”, esclamò il saggio. “Adesso posso rivelarti un gran segreto: ci si può vestire da uomo, si può mangiare come un uomo, parlare come un uomo e continuare a essere un gallo!”. “Uhm…”, disse il principe.

Adesso il saggio gli fa una teoria sulla vita, non ha altra modalità che trasmettergli la teoria sulla vita che lui ha fatto. Gli propone, rispetto alla univocità che ormai lo contraddice, di aggiungere altre parti, perché il problema non è eliminare il sintomo, che probabilmente è una soluzioneanche buona, ma arricchirlo con tutte le altre parti. La salute non è prendere un pezzo, ma è produrre tanti altri pezzi. È la teoria che chiude il percorso di risalita del principe. Tutto il lavoro che ha compiuto il saggio è un Angolo Gamma (v.) difficile e impegnativo, perché spesso si fa anche un passo in avanti e due indietro. E lì, se ci stanchiamo, se non abbiamo una rete che ci fa fare “e fu sera e fu mattina” (v.), diventa molto difficile proseguire.

 

6. Gli esiti del Crossingover e la nascita di una novità

Ma, a partire da quel giorno, si comportò come un uomo.

Vediamo gli esiti di questo processo. Il principe approda ad un nuovo Stato Quiete (v.). Questa è la speranza del racconto ed è alla base del Metodo Alla Salute (v.): uno deve poter tornare a crescere e a riprendersi le parti su cui non è cresciuto. Ci vuole tempo, ma bisogna anche coinvolgersi. Lo dico ai familiari: i migliori risultati si hanno quando i familiari si coinvolgono direttamente, accompagnati, dopo aver compreso meglio di che si tratta.

Alcuni anni dopo, saliva sul trono. Sotto il suo regno, il paese conobbe gloria e prosperità. Vedete, è tornato ad essere un principe. Adesso è un uomo, prima era solo un gallo e ha fatto vedere le parti di gallo perché le parti che aveva eliminato erano le parti su cui non era maturato. Bisognerebbe conoscere il perché, bisognerebbe vedere il perché. Non si arriva, però, allo stesso punto di prima. C’è una novità, un qualcosa di inedito. Che cosa succede? Le novità si rivelano quando “alcuni anni dopo, saliva sul trono” e “sotto il suo regno, il paese conobbe gloria e prosperità”. È il massimo che può fare un regnante. Probabilmente, il padre vivacchiava, il paese si manteneva, ma non era prospero. Il passaggio dalla crisi cosiddetta psicotica, che ha sconvolto il punto di vista e l’organizzazione esistente, in realtà porta, se accolto in modalità globali e non eliminato come “sintomo”, a migliorare le cose che noi volevamo in partenza. Infatti, il re voleva una discendenza che portasse prosperità al suo regno, più di quanto avesse fatto lui stesso.

Ogni tanto, però, gli veniva l’idea di essere in realtà sempre un gallo e, quando si ritrovava da solo, lanciava un chicchirichì di qua e un chicchirichì di là, per esserne del tutto sicuro.

Vedete come è bello questo: non dobbiamo eliminare le nostre parti. Le parti nostre più particolari le possiamo vivere anche da soli, l’importante è che le possiamo esprimere. Se noi, anche in un rapporto di coppia, accogliessimo le parti “dismature” dell’altro, sarebbe meglio. È importante, quando c’è una situazione in cui una persona fa vedere la sua parte “gallo”, che prima di tutto i familiari non si spaventino. L’altro si è denudato, sta vivendo delle parti che a noi possono non piacere, però, se ci rotoliamo con lui nel fango, con amore, a lui basta poco. Dobbiamo capire che lui stava così già prima, queste parti già c’erano dentro di lui. Se uno riesce per tutta la vita a non farle vedere, può anche scegliere questa soluzione, ma oggi è sempre più difficile. La società ci obbliga a sviluppare molte funzioni, molte velocità, e i nostri limiti emergono più facilmente. Quella che proponiamo noi è una soluzione che impegna di più, ma che fa crescere la persona che presenta il sintomo e anche la famiglia, perché sono cose che uno si porta dall’infanzia, dalla famiglia di origine. Questo potrebbe portare anche i fratelli a lavorare in anticipo su elementi simili, per non arrivare stremati e poi a uno scoppio. Lo dico anche per me, perché anche io ho queste parti.

Glossario

Accompagnatore: Dal significato delle parole “ad” (“verso”), “cum” (“insieme”), “panis” (“pane”) da cui il termine è composto, rappresenta l’individuo che è in viaggio nella propria esistenza (“ad”) e adotta un atteggiamento attivo di cambiamento della realtà (persona accompagnata), nei confronti della quale non si pone in maniera asimmetrica, ma “insieme” (“cum”), facendo per primo ciò che l’altro dovrebbe, potrebbe, saprebbe fare, ma ancora non vuole, non può, non sa fare. Lo stare insieme ha lo scopo di insegnare all’altro a “saper fare il pane” (“panis”), cioè a stimolarlo per sviluppare le competenze adatte a vivere nella complessità odierna. L’accompagnatore conosce sufficientemente la strada su cui vuole accompagnare l’accompagnato e continua ogni giorno il proprio percorso di crescita.

Anello Diabolico: Nell’Unità Didattica (v.) del Cummunitometro (v.), rappresenta, metaforicamente, il semicerchio del “negativo”, del “disagio”, nelle sue diverse tappe e progressive manifestazioni (Contestazione-Contrapposizione, Dipendenza simbiotica e antibiotica, Genericità-Dismaturità, Frantumazione psicotica, Morte-non vita). Secondo il punto di vista del Quadrimensionalismo (v.) e della Epistemologia Globale (v.), l’Anello Diabolico non è da considerare una “malattia”, ma un “aiuto-contro” che spinge a modificare e a rigenerare una situazione (individuale, di coppia, familiare, di gruppo, di visione della vita) che è ormai diventata sterile, inadeguata, non più vitale.

Angolo Alfa: Nell’Unità Didattica (v.) del Quadrangolare (v.), rappresenta la fase-momento di una dinamica relativa alla definizione dell’ordine, del tempo, delle regole e della riconoscibilità. Indica lo Stato Quiete (v.), l’identità di partenza, l’equilibrio consolidato, la stabilità, la continuità.

Angolo Beta: Nell’Unità Didattica (v.) del Quadrangolare (v.), rappresenta la fase-momento di una dinamica relativa all’ascolto, alla riflessione, alla riela- borazione che apre a nuove prospettive e a possibili percorsi, sebbene ancora a livello di desiderio-consapevolezza, non ancora attuati in una reale e concreta dinamica di cambiamento.

Angolo Gamma: Nell’Unità Didattica (v.) del Quadrangolare (v.), rappresenta la fase-momento di una dinamica relativa alla sperimentazione-realizzazione dell’Angolo Beta (v.) individuato in un percorso concreto. È una fase impe- gnativa e difficile, in quanto ci si confronta con le difficoltà e le resistenze che un equilibrio dominante manifesta quando lo si vuole modificare (v. Difese- Resistenze). È però anche una fase creativa, in quanto la strada da percorrere non la si conosce in partenza, ma la si individua facendola.

Angolo Pi greco: Nell’Unità Didattica (v.) del Quadrangolare (v.), rappresenta la fase-momento di una dinamica relativa alla sua conclusione-definizione-completamento-ampliamento.

Anticamente Abili: Termine con il quale, secondo il Quadrimensionalismo (v.) e l’Epistemologia Globale (v.), è più corretto chiamare quelli che vengono comunemente definiti “diversamente abili”. “Anticamente abili” sta a significare, infatti, che tali individui, pur essendo meno “abili” a livello delle operazioni razionali-simboliche-logiche-matematiche-verbali (v. Codice Simbolico), sono più “abili” dei cosiddetti “normali” nella espressione e nell’utilizzo del corpo (v. Codice Analogico), delle emozioni (v. Codice Bio-organico) e della parte più profonda (v. Codice Ontologico).

Associazioni Alla Salute: Associazioni di utilità sociale non lucrativa, sparse su tutto il territorio italiano, collegate alla Fondazione Nuova Specie onlus (v.), di cui adottano il punto di vista (Quadrimensionalismo ed Epistemologia Globale – v.), le metodologie (Metodo Alla Salute – v.) e la progettualità (Progetto Nuova Specie – v.), attuando iniziative di informazione, formazione e accompagnamento (v. Accompagnatore) nei vari territori regionali.

Bombardamento-Scoppio: Nell’Epistemologia Globale (v.) rappresenta la fase di una dinamica di vita in cui un ordine-equilibrio esistente (v. Angolo Alfa o v. Stato Quiete) viene meno, salta, va in frantumi, non regge più, perché messo in crisi da cause interne o esterne.

Catena delle tre “D”: Locuzione che sta a identificare un processo relativo alla formazione di un vissuto di “Desiderio”, “Delusione” e “Dolore”. Quando si esprime un “Desiderio” e questo viene “Deluso” dall’esterno, allora si prova “Dolore”, ed il dolore, non riuscendo ad attraversarlo, lo si trasforma in “Rabbia”, che funge da “tappo” o “lastra” che copre il “Desiderio” originario e lo cementifica, non facendolo più emergere.

Cesso: Nella Unità Didattica (v.) della Homelife (v.), rappresenta, meta- foricamente, insieme alla Cucina, la fase del Bombardamento-Scoppio (v.) in una dinamica di vita.

Code-storming: Neologismo che richiama il termine inglese “brain-storming” (“tempesta di cervelli”) ma, a differenza di quest’ultimo, sta a indicare che la “tempesta” avviene non solo e non tanto per la manifestazione creativa della nostra parte “simbolico-razionale” (v. Codice Simbolico), ma per l’espressione molteplice e caotica dei Codici Analogico (v.), Bio-organico (v.) e Ontologico (v.).

Codice Analogico: Nell’Unità Didattica (v.) del Graal (v.), rappresenta il livello conoscitivo ed espressivo (a livello individuale, di coppia, familiare, di gruppo, di visione della vita) relativo al corpo, sia nei movimenti fisici, sia nella capacità di saper affrontare-dominare il territorio in cui si è inclusi.

Codice Bio-organico: Nell’Unità Didattica (v.) del Graal (v.), rappresenta il livello conoscitivo ed espressivo (a livello individuale, di coppia, familiare, di gruppo, di visione della vita) relativo alle emozioni e ai vissuti vita-morte ad esse collegati.

Codice Ontologico: Nell’Unità Didattica (v.) del Graal (v.), indica il livello più profondo, quello che sta alle “radici” di un Fenomeno Vivo (v.). Rappresenta il contatto dell’esistenza con l’In.Di.Co. (v.), di cui è più diretta espressione, in cui si ricontatta e si rigenera il proprio Potenziale Metastorico (v.) e Scintilla Metastorica (v.).

Codice Simbolico: Nell’Unità Didattica (v.) del Graal (v.), rappresenta il livello conoscitivo ed espressivo (a livello individuale, di coppia, familiare, di gruppo, di visione della vita) relativo alle rappresentazioni, alle capacità razionali-simboliche-logiche-matematiche-verbali.

Codice Verbale: v. Codice Simbolico.

Codice: Nell’Unità Didattica (v.) del Graal (v.), indica i vari livelli di cui una entità (a livello individuale, di coppia, familiare, di gruppo, di visione della vita) è composta e in cui si esprime. Ogni livello di Codice nasce in maniera progressiva-filogenetica (Codice Ontologico, Codice Bio-organico, Codice Analogico, Codice Simbolico) e rappresenta la diversa modalità con cui la vita viene conosciuta, rappresentata, espressa, modificata.

Codici Antenati: Termine che fa riferimento ai Codici (v.) Analogico (v.), Bio-organico (v.) e Ontologico (v.). “Antenati” sta a significare che questi Codici sono i primi che, nella filogenesi dei Codici, si sono formati nell’esistenza, pertanto rappresentano quelli più vicini e più diretta espressione dell’In. Di.Co. (v.).

Codici Profondi: v. Codici Antenati.

Communitometro: Unità Didattica (v.) che raffigura, metaforicamente, il ciclo della vita e della morte rappresentati dall’Anello Fusionale nei suoi vari livelli (Spettacolo, Progetto-Opera, Dono-Regalo, Impegno, Funzione-Ruolo, Obbligo-Dovere), e dall’Anello Diabolico (v.) nei suoi vari livelli (Contestazione-Contrapposizione, Dipendenza simbiotica-antibiotica, Genericità-Contingenza, Frantumazione Psicotica, Agonia-Morte).

Cross: Nel processo biologico del “crossingover”, rappresenta la fase in cui due cromosomi omologhi (cromosoma materno e cromosoma paterno), prima di separarsi e formare i gameti (ovuli e spermatozoi), si attraversano (“cross”) e si sovrappongono (“over”) scambiandosi parti delle proprie sequenze genetiche, rendendo possibile il rinnovamento del patrimonio genetico. Nella Unità Didattica del Crossingover (v.), rappresenta la fase in cui due diversità, che prima erano distinte-opposte, si attraversano e scambiano delle parti in profondità.

Crossingover: Unità Didattica (v.) ispirata al processo biologico del “crossingover”, metafora dello scambio-relazione tra due diverse identità. Un “crossingover” prevede quattro principali fasi-momenti che interessano le parti in questione: fase della confusione-omologazione, fase della distinzione-separazione, fase dell’attraversamento-sovrapposizione, fase del rinnovamento-rigenerazione.

Cucina: Nella Unità Didattica (v.) della Homelife (v.), rappresenta, meta- foricamente, insieme al Cesso, la fase del Bombardamento-Scoppio (v.) in una dinamica di vita.

Difese-Resistenze: Nell’Epistemologia Globale (v.), sta ad indicare le diverse modalità con le quali una Identità Psicotica (v.) difende il proprio equilibrio raggiunto e resiste al cambiamento, alla possibilità di modificare il proprio Stato Quiete (v.) e di farlo transitare verso equilibri più ampi e globali.

Disagio Diffuso: Neologismo che sta ad indicare l’“emergenza” in atto nel mondo odierno. “Disagio”, da “dis adiacens”, significa “colui che non sta vicino a”, indica cioè un “allontanamento” da ciò che produce salute-armonia. “Diffuso” indica che tale situazione di “allontanamento” e sofferenza è oggi sempre più diffusa, senza alcuna distinzione di appartenenza sociale, sesso, età, provenienza culturale. Tale sofferenza diffusa include sia il disagio “asintoma- tico” (che non manifesta apparenti sintomi, ma si esprime attraverso una forma di insofferenza e difficoltà nel vivere), sia il disagio “sintomatico” che si può manifestare in diverse e progressive fenomenologie (ansia, attacchi di panico, burn-out, ADHD, dipendenze da alcol droghe ed uso cosiddetto ‘terapeutico’ di psicofarmaci, dismaturità, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi dell’alimentazione, disabilità complesse, patologie autoimmuni, depressione, varie sindromi psicotiche, ecc.).

E fu sera e fu mattina: Citazione tratta dal Libro biblico del “Bereshit” (o “Genesi”), riferita alle fasi della creazione del mondo attuate da Dio. Nello specifico, è utilizzata per indicare che ogni processo creativo ed ogni dinamica di vita attuata necessitano di una pausa, di una fase di interruzione, di separa- zione, di riposo, per poi riprendere in maniera rinnovata.

Embriogenesi: Termine mutuato dal processo della gravidanza biologica, dove indica i primi tre mesi in cui si formano gli organi dell’embrione. È utilizzata come metafora per indicare la fase di un processo di vita (a livello individuale, di coppia, familiare, di gruppo, di visione della vita) in cui emergono le diversità-distinzioni-contrapposizioni tra i vari elementi-identità e in cui ogni parte si ritiene isolata-unica, non avendo il senso dell’insieme.

Epistemologia: Da “epi” (“sopra”) “ste” (“mettere”) “lego” (“raccogliere”), significa “mettersi sopra e raccogliere”, cioè indica, nell’ambito di un processo di conoscenza di un dato fenomeno, il punto di vista da cui si osservano e si raccolgono le parti da conoscere-interpretare-modificare. Nella storia dell’uomo, sono state sviluppate tre Epistemologie fondamentali: quella Mitico-Religiosa, quella Filosofica e quella Scientifica.

Epistemologia Globale: Rappresenta, insieme al Quadrimensionalismo (v.), un nuovo punto di vista proposto dal Progetto Nuova Specie (v). L’Epistemologia Globale si propone come una nuova Epistemologia (v.), che intende superare i limiti delle epistemologie precedenti (v. Epistemologie Parziali). “Globale” indica che tale punto di vista da cui si osserva-raccoglie-interpreta-modifica è teso a cogliere il maggior numero di elementi-aspetti-connessioni-relazioni presenti in un fenomeno e nel globale di intrecci in cui è incluso.

Epistemologie Parziali: Indica le tre Epistemologie, o punti di vista, che sono nate finora nella storia dell’uomo: l’Epistemologia Mitico-Religiosa, l’Epi- stemologia Filosofica, l’Epistemologia Scientifica. Sono indicate come “parziali” in quanto tendono a osservare-raccogliere-interpretare-modificare la realtà secondo la logica degli opposti, eliminando le parti considerate peccaminose- sbagliate-malate (v. Epistemologia Globale).

Femminile: Termine che sta ad indicare la capacità di ascolto, di accoglienza, di fiducia, la capacità di fare vuoto, di accogliere e attraversare il negativo, la capacità di trasmettere e generare. Il Femminile è presente sia nei maschi che nelle femmine, in quanto indica un “meccanismo” della vita, non una carat- terizzazione biologica.

Fenomeno Vivo: Indica una entità-esperienza-situazione vivente, nei diversi piani della Piramide (v.). Si può parlare, infatti, di Fenomeno Vivo a livello del rapporto con se stessi, a livello dei rapporti forti, a livello del rapporto con i gruppi, a livello del punto di vista sull’esistenza.

Fides: Termine latino che significa “cordicella”, da cui deriva la parola “fiducia”. Sta ad indicare che, in un processo di crescita ed in una dinamica di vita, è necessario sapersi affidare al processo che si sta percorrendo, anche se non si ha chiaro in anticipo e non si prevede il percorso da fare.

Figlio: Nell’Epistemologia Globale (v.) indica i “Meccanismi Globalizzanti”, cioè quelle forze e quei meccanismi del Fondo Comune (v.) che stimolano, spingono, direzionano, mettono in transizione un Fenomeno Vivo (v.).

Fondazione Nuova Specie onlus: Organizzazione non lucrativa di utilità sociale costituita il 25 febbraio 2011, per raccogliere l’eredità della teoria-prassi del dr. Mariano Loiacono, epistemologo globale, fondatore del Metodo Alla Salute (v.), psichiatra-psicoterapeuta, per quarant’anni direttore del Centro di Medicina Sociale dell’Azienda ospedaliero-universitaria “OO.RR.” di Foggia dove, in anteprima mondiale, si è interessato di Disagio Diffuso (v.) interpretato alla luce della Epistemologia Globale (v.). La Fondazione, di cui è Presidente il dr. Mariano Loiacono, ha ricevuto l’importante riconoscimento di “Persona Giuridica” da parte del Ministero dell’Interno ed è iscritta al n. 429 della Prefettura di Foggia. Le attività e iniziative della Fondazione si esplicano attraverso il Progetto Nuova Specie (v.). La Fondazione Nuova Specie è collegata a varie Associazioni Alla Salute (v.) regionali che ne adottano il punto di vista e le metodologie.

Fondo Comune: Termine che sta ad indicare le “radici” della vita a cui ogni tipo di esperienza e di conoscenza fa riferimento, e che viene prima delle distinzioni culturali, religiose, etniche, di stile di vita.

Fusionalità: Termine che sta ad indicare che, quando ci si collega al Codice Ontologico (v.), si contatta la parte più profonda dell’esistenza, in cui le diver- sità e le distinzioni scompaiono, dove si vive la fusione con le “radici” da cui si proviene (v. Fondo Comune) e dove si può rigenerare il proprio Potenziale Metastorico (v.).

Giano: Divinità romana rappresentata da due facce di una medesima testa: una che guarda indietro e una che guarda avanti. È una metafora per indicare che in ogni processo di crescita vi è una forza che tende a portarci indietro, ed una forza che ci spinge a procedere.

Globale Massimo: Rappresenta il quarto livello dei rapporti identificati nella Unità Didattica (v.) della Piramide (v.) e sta ad indicare la progettualità che si vive nell’esistenza, il senso che si dà al proprio fare, il progetto di vita che si intende perseguire.

Graal delle Profondità: Unità Didattica (v.) che rappresenta i quattro Codici (v.) dell’esistenza: Codice Simbolico (v.), Codice Analogico (v.), Codice Bio-organico (v.), Codice Ontologico (v.).

Gravidanza dell’In.Di.Co.: Sta ad indicare che l’esistenza in cui l’uomo è inserito è come se fosse una “gravidanza”, in cui, metaforicamente, gli esseri viventi sono gli embrioni, e l’In.Di.Co. (v.) è la madre. Tale “gravidanza” sta, probabilmente, portando allo sviluppo e alla nascita di una nuova realtà più globale e intrecciata.

Gruppo Alla Salute: È l’ambito in cui viene applicato il Metodo Alla Salute (v.). È strutturato in quattro fasi progressive: la fase dei “Pensieri Antenati”, la fase delle “Comunicazioni”, la fase delle “Immersioni”, la fase del “Fondo Comune”.

Gruppo di lavoro: Nell’Epistemologia Globale (v.) indica la fase di completamento di una dinamica, in cui tutte le diversità sono in relazione simmetrica e creativa, “uguali nella diversità”.

Homelife: Unità Didattica (v.) che rappresenta, attraverso le varie “stanze” di una casa e le varie “note”, i diversi ingredienti necessari in una dinamica di vita: la “porta di ingresso” o nota del “do” o Stato Quiete (v.); la “stanza di ingresso” o nota del “re” o “Selezione del Bisogno”; la “cucina”, o nota del “mi”, e il “cesso”, o nota del “fa”, o “Bombardamento-Scoppio” (v.); il “salotto” o nota del “sol” o “Transizione”; “la sala da pranzo”, o nota del “la”, e la “stanza da letto”, o nota del “si”, o “Completamento della Dinamica”.

I.De.A.: Acronimo che sta per “Interpretazione” (“I.”) “Delirante” (“De.”) “Allucinatoria” (“A.”). Sta ad indicare che l’interpretazione che si fa di un dato fenomeno (a livello individuale, di coppia, familiare, di gruppo, di visione della vita) contiene sempre una quota di “delirio” e di “allucinazione”, in quanto non corrispondente alla realtà di ciò che viene interpretato, ma inficiata da proiezioni, bisogni e interpretazioni personali di chi interpreta.

Identità Psicotica: v. Meccanismi Psicotici.

In.Di.Co.: Acronimo che sta per “Infinito” (“In.”) “Dinamico” (“Di.”) “Complesso” (“Co.”) ed esprime una diversa concezione di ciò che chiamiamo “Dio”, non inteso come entità sovraumana e distanziata, ma come ciò che, insieme agli esseri viventi, sta “partorendo” qualcosa di nuovo (v. Gravidanza dell’In.Di.Co.).

Insieme Femminile-Maschile: Ambito di ricerca del Progetto NuovaSpecie (v.) che evidenzia la necessità, dopo la contrapposizione storica dei due sessi, che si individuino modalità “uterine” attraverso le quali il Maschile (v.) e il Femminile (v.) si sviluppino entrambi in maniera armonica all’interno di ogni individuo, sia maschio che femmina.

Kairòs:Termine greco che sta ad indicare il “tempo favorevole”, cioè il “tempo senza tempo”, il tempo non misurabile, non prevedibile, non determinabile.

Krònos: Termine greco che sta ad indicare il tempo cronologico che scorre attraverso i secondi, i minuti, i giorni, i mesi, gli anni, e che, in quanto tale, è misurabile, prevedibile, determinabile.

Maschile: Termine che sta ad indicare la capacità di manifestare i bisogni, il pieno, l’ordine, la riconoscibilità, il punto fermo. Il Maschile è presente sia nei maschi che nelle femmine, in quanto indica un “meccanismo” della vita, non una caratterizzazione biologica.

Me.Me.: Acronimo che sta per “Mediatore” (“Me.”) “Metastorico” (“Me.”), ed indica ciò che in una etnia, in un territorio, in una cultura, in uno stile di vita viene trasmesso quale “bagaglio” e “strumento” di sapere e di competenza per poter affrontare l’esistenza, secondo il punto di vista di quella determinata cultura o stile di vita. Ogni Me.Me., pur se appartenente a culture e stili di vita diversi, ha uguale importanza perché pesca ed è espressione del Fondo Comune (v.) della vita.

Meccanismi Psicotici: Nell’Epistemologia Globale (v.) indicano quelle forze e quei meccanismi del Fondo Comune (v.) che definiscono, circoscrivono, assicurano la stabilità e la continuità ad un Fenomeno Vivo (v.), tendono a disincluderlo, a non intrecciarlo.

Metastorico: Termine composto da “meta” che significa “al di là”, e “storia” che significa “ciò che si vede e ciò che si sa”. Indica che ciò che vediamo e che sappiamo non è tutto ciò che si vede e che si sa, in quanto vi sono aspetti che ancora non vediamo e non sappiamo, a causa dei nostri limiti “psicotici” (v. Meccanismi Psicotici).

Metodo Alla Salute: Metodo alternativo a psicofarmaci e psicoterapie, che si rifà ad un modello di salute personalizzata globale, sperimentato sin dal 1977 presso il Centro di Medicina Sociale di Foggia per Alcoldipendenza, Farmacodipendenza e Disagio Diffuso diretto dal dr. Mariano Loiacono. Tale modello sperimentato e consolidato, aperto a ogni fascia di età, prevede la presa in carico di ogni espressione di sofferenza di Disagio Diffuso (v.) e presenta le seguenti caratteristiche innovative: tratta insieme, attraverso interazioni di gruppo complesse e globali, ogni tipo di disagio, superando l’ottica della specializzazione, anche in relazione al fatto che la stessa persona può attraversare più nicchie nosografiche in breve periodo (più conosciuta è la “doppia diagnosi”); non utilizza sostanze psicoattive sostitutive o psicofarmaci in quanto, pur riducendo all’inizio i sintomi, realizzano una gestione clinica con vistosi effetti collaterali e frequente cronicizzazione; prevede una rete sinergica operativa tra operatori dipendenti, volontari, associazioni di volontariato che gestiscono i Gruppi Alla Salute (v.) e momenti residenziali e di intervento sul territorio; coinvolge la famiglia nel trattamento per intervenire sul “disagio asintomatico” e per diffondere le competenze al trattamento anche ai familiari.

Mondo-Villaggio: Metafora per indicare le caratteristiche del mondo odierno, dal dopo-guerra in poi, in cui tutte le diverse etnie, territori, culture, stili di vita sono diventati un unico “villaggio”, dove i diversi Me.Me. (v.) stanno scomparendo a causa della omologazione, della globalizzazione economica e delle comunicazioni.

Over: Nel processo biologico del “crossingover”, rappresenta la fase in cui i due cromosomi omologhi (cromosoma materno e paterno), prima di separarsi e formare i gameti (ovuli e spermatozoi), si attraversano (“cross”) e si sovrap- pongono (“over”) scambiandosi delle parti delle proprie sequenze genetiche, rendendo possibile il rinnovamento del patrimonio genetico. Nella Unità Didattica (v.) del Crossingover (v.), rappresenta la fase in cui due diversità, che prima erano distinte-opposte, si attraversano e si scambiano delle parti in profondità, emergendone rinnovate-rigenerate.

Padre: Nell’Epistemologia Globale (v.) indica, metaforicamente, i “Mecca- nismi Psicotici” (v.).

Piramide: Unità Didattica (v.) che rappresenta, metaforicamente, i quattro piani dei rapporti di cui un Fenomeno Vivo (v.) è costituito: il Rapporto con Se stesso, i Rapporti Forti, i Rapporti con i Gruppi, il Rapporto col Globale Massimo (v.).

Potenziale Metastorico: Indica il “motore” del movimento di un Fenomeno Vivo (v.), ciò che genera la vitalità, l’energia e la creatività spendibili nell’esistenza.

Progetto Nuova Specie: È il Progetto che propone la Fondazione Nuova Specie onlus (v). “Nuova Specie” perché ha come obiettivo quello di sperimentare modalità “uterine” (v. Utero Psiché) per rendere possibile un Salto Evolutivo” (v.) della specie uomo. È articolato in tre sezioni, pienamente integrate dal punto di vista teorico e prassico: 1) il trattamento del Disagio Diffuso (v.) attraverso il Metodo Alla Salute (v.); 2) i corsi di formazione teorico-prassici su varie tematiche (sessualità, adolescenza, comunicazione, dinamiche di gruppo e di vita, unità didattiche, mistica, rapporto genitori-figli, coppia, gravidanza, organismo e organi, ecc.) rilette alla luce della Epistemologia Globale (v.) e del Quadrimensionalismo (v.); 3) gli ambiti di ricerca sull’Insieme Femminile- Maschile (v.), la Ricerca dei Me.Me. (v.), ecc. Tali sezioni sono rese operative nei vari progetti ed esperienze del Progetto Nuova Specie: le “Settimane Intensive”, i progetti di “Convivenza Intensiva”, le sperimentazioni della “Scholè Globale”, gli ambiti afferenti al “Centro Documentazione, Formazione e Ricerca”.

Psicotico: Relativo a Meccanismi Psicotici (v.)

Punto Mitotico: Indica la capacità di avere un proprio Angolo Alfa (v.) vitale e di non confondersi, perdersi o scappare dal caos, ma sapendone rimanere “ai margini”.

Quadrangolare: Unità Didattica (v.) che rappresenta, metaforicamente, i quattro “angoli” necessari in una dinamica di vita globale: l’Angolo Alfa (v.), l’Angolo Beta (v.), l’Angolo Gamma (v.), l’Angolo Pi greco (v.).

Quadrimensionalismo: Rappresenta, insieme all’Epistemologia Globale (v.), un nuovo punto di vista proposto dal Progetto Nuova Specie (v.), secondo il quale la realtà è percepibile, interpretabile e modificabile attraverso “quattro dimensioni” o “dinamiche quadrimensionali”.

Ricerca dei Me.Me.: Ambito di ricerca del Progetto Nuova Specie (v.) che propone la necessità, nell’emergenza in atto nel Mondo-Villaggio (v.), di ricercare e preservare, nelle diverse etnie, territori, culture, stili di vita, i Me.Me. (v.) di cui sono portatori, per evitare che scompaiano e per generare una nuova “cultura memica”, nata dall’intreccio tra i diversi Me.Me. (v.).

Sala da pranzo: Nella Unità Didattica (v.) della Homelife (v.), rappresenta, metaforicamente, la fase di una dinamica di vita in cui si fa festa per il completamento della dinamica raggiunto.

Salotto: Nella Unità Didattica (v.) della Homelife (v.), rappresenta, metaforicamente, in una dinamica di vita la fase della Transizione (v.).

Salto Evolutivo: Finalità del Progetto Nuova Specie (v.), intesa quale possibilità di arrivare ad una “nuova specie” più globale, che superi i limiti evidenti della specie uomo odierna. Secondo il Progetto Nuova Specie, infatti, l’evoluzione della specie uomo non è ancora terminata. Il Disagio Diffuso (v.) sta ad indicare che il modo di percepire, di interpretare e di modificare l’esistenza da parte della specie uomo non è più adeguata alla complessità crescente (v. Epistemologia Globale), ed è richiesto, appunto, un “salto evolutivo”. Per facilitare questo passaggio, è necessaria la creazione di un Utero Psiché (v.).

Salto Precipiziale: Neologismo che sta ad indicare una fase del processo di gravidanza dello zigote che, dopo la sua trasformazione in morula, “salta” dalla tuba di Falloppio alla cavità uterina per agganciarsi all’endometrio. Metaforica- mente, rappresenta una tappa del processo di crescita in cui è necessario lasciare i propri equilibri storici (v. Identità Psicotica o v. Stato Quiete) per iniziare una fase nuova che ancora non si vede, non si conosce e non si sa appieno (v. Metastorico), affidandosi (v. Fides) all’In.Di.Co. (v.).

Salto Quantico: Espressione mutuata dalla fisica atomica, dove sta ad indicare il passaggio di un elettrone da uno stato di energia ad un altro. Metaforicamente, rappresenta il passaggio necessario, in un processo di crescita, per arrivare ad una nuova identità più ampia e globale di quella precedente. Nella Unità Didattica (v.) del Communitometro (v.), rappresenta il passaggio dall’Anello inferiore o Diabolico (v.) all’Anello superiore o Fusionale, attraversando il Tunnel della sofferenza e della morte.

Scintilla Metastorica: Rappresenta l’In.Di.Co. (v.) che è dentro ogni individuo, dentro il proprio Codice Ontologico (v.). È il “cuore” profondo di una esistenza, il “fuoco” che alimenta il Graal (v.) e che ne genera la vitalità.

Selezione del Bisogno: Nell’Epistemologia Globale (v.) sta ad indicare la fase iniziale di una dinamica di vita, nella quale è necessario mettere in atto strategie per far individuare e far percepire il “bisogno” di avviare quella determinata dinamica.

Spirito: Nell’Epistemologia Globale (v.) indica, metaforicamente, quelle forze e quei meccanismi del Fondo Comune (v.) che mettono in relazione un Fenomeno Vivo (v.) e lo includono-intrecciano creativamente con altri Fenomeni Vivi (v.) o Globali.

Stanza da letto: Nella Unità Didattica (v.) della Homelife (v.), rappresenta, metaforicamente, la fase di completamento e di chiusura una dinamica di vita, in cui fare “E fu sera e fu mattina” (v.).

Stato Quiete: Nell’Epistemologia Globale (v.) indica l’identità di base, lo “status quo”, l’equilibrio di partenza. Ogni Stato Quiete contiene un insieme di “globali” di cui quello che appare è solo l’8 per cento, come la punta di un iceberg.

Teoria Globale: “Teoria”, dal greco “theorein”, significa “vedere, osservare, contemplare”. La Teoria Globale è, dunque, una modalità di vedere, osservare, contemplare un vissuto, un Fenomeno Vivo (v.) avvalendosi di una Epistemologia Globale (v.).

Triangolo del Cambiamento: Indica i tre Angoli della Unità Didattica (v.) del Quadrangolare (v.) che funzionano in sinergia per produrre movimento e generare cambiamento in una dinamica di vita: l’Angolo Beta (v.), l’Angolo Gamma (v.) e l’Angolo Pi greco (v.).

Unità Didattica: Elaborazione grafica e metaforica per spiegare i meccanismi della esistenza presenti in ogni dinamica di vita, secondo il punto di vista della Epistemologia Globale (v.) e del Quadrimensionalismo (v.).

Utero Psiché: Finalità del Progetto Nuova Specie (v.), necessaria per rendere possibile un Salto Evolutivo (v.). La specie uomo, infatti, risulta inadeguata per la gestione creativa della complessità odierna e sempre più si generano “aborti” di persone (v. Disagio Diffuso). Così come la storia della evoluzione ha sviluppato l’utero biologico che in appena nove mesi trasmette quattro miliardi e mezzo di anni di storia, così è necessario sviluppare un “utero” per la parte della “psiché” di un individuo, cioè per la trasmissione di competenze adeguate alla complessità crescente.

Villaggio Quadrimensionale: Lotto di terreno di estensione pari a circa 8500 mq, acquistato dalla Fondazione Nuova Specie onlus (v.) nel 2013, collocato all’interno della Zona PIP del Comune di Troia (FG), nella fascia urbanisticamente destinata ai servizi sociali. Al termine dei lavori di restauro della antica Masseria ivi presente e di costruzione di una Foresteria, il Villaggio Quadrimensionale diverrà la sede della Fondazione Nuova Specie onlus e l’ambito in cui saranno svolte le attività proprie del Progetto Nuova Specie (v.).

Transizione: Nella Unità Didattica (v.) della Homelife (v.), fase di una dina- mica di vita in cui avviene il passaggio dalla fase di Bombardamento-Scoppio (v.) dello Stato Quiete (v.) ad una fase di apertura e di cambiamento.

Unità di Crisi: Unità Didattica (v.) che rappresenta, metaforicamente, il percorso delle diverse tappe da attraversare (“Mi distinguo”, “Mi separo”, “Decido”, “Scelgo”, “Risolvo”, “Vinco”) per transitare da un equilibrio di vita ristretto (raffigurato da una lampadina fulminata) ad un nuovo Stato Quiete (v.) più globale (raffigurato da una stella).

Villaggio-Mondo: Metafora per indicare le caratteristiche del mondo tipico della cultura organica contadina, in cui ogni etnia, territorio, cultura, stile di vita era separato da un altro da precisi solchi e distanze, come se ogni singolo “villaggio” rappresentasse tutto il “mondo” per l’individuo che ne faceva parte.

Zona Pellucida: Nel processo della gravidanza biologica, indica l’involucro che si forma intorno all’ovulo quando viene espulso dal follicolo nel momento dell’ovulazione e che è presente fino a quando lo zigote non entra nella cavità uterina. Metaforicamente, in un processo di crescita, sta ad indicare il legame con la famiglia di origine che, nel momento in cui avviene il Salto Precipiziale (v.) deve essere superato.

 

Bibliografia

  • AA.VV., Limax, Rivista trimestrale del Centro di Medicina Sociale e del LAM Studium (Laboratorio di Antropologia del Mutamento e Studi Umanistici) dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, I – Anno XV, Nuova Specie, 2008.
  • AA.VV., La Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane Bologna, 2009. Apuleio, Metamorfosi, Garzanti, 1984.
  • Boff Leonardo, Chiesa: Carisma e Potere, Borla, 1984.
  • Boff Leonardo, L’aquila e la gallina. Come un uomo oppresso può trovare la libertà, Sperling & Kupfer Editori, 1999.
  • Coelho Paulo, Come il fiume che scorre, Bompiani, 1996.
  • Collodi Carlo, I Racconti delle Fate, Adelphi, 1976.
  • Esiodo, Teogonia, Oscar Mondadori, 2007.
  • Giono Jean, L’uomo che piantava gli alberi, Salani Editore, 2008. 
  • Loiacono Mariano, Dalle tenebre alla luce. Atti integrali, Centro Documentazione Nuova Specie, 2010.
  • Loiacono Mariano, Giuliano Piazzi. Il Copernico della Sociologia, Nuova 
  • Specie, 2013.
    Loiacono Mariano, Il Vangelo Globale. Commenti sapienziali per gli uomini del terzo millennio, Nuova Specie, 2007.
  • Loiacono Mariano, L’uomo a quattro dimensioni, Nuova Specie, 1988.
  • Loiacono Mariano, Le sette corde della chitarra didattica globale, Centro Documentazione Nuova Specie, 2012.
  • Loiacono Mariano, Verso una nuova specie. Disagio diffuso, salute e comunità globale, Edistampa Nuova Specie, 2000.
  • Marcuse Herbert, L’uomo a una dimensione, Einaudi, 1999. Zimet Ben, Racconti dei Saggi yiddish, L’ippocampo, 2010. 

Altre pubblicazioni dell’autore 

  • Droga, drogati e drogologi. L’esperienza di un C.M.S., Bastogi, 1984.
  • Droga, drogati e drogologi. Dall’emergenza droga, all’Inquinamento Psichè, al 
  • Progetto Arca, (Seconda edizione), Edi.Coop-Nuova Specie, 1990. Disagio giovanile ed inquinamento psiché, in Sociologia Urbana e Rurale, Angeli, 1989.
  • Nuove strategie oltre il disagio giovanile, in Droga dalla ideologia della sfida ad una cultura della condivisione, Angeli, 1990.
  • Società psicotica e risposta dei Servizi tradizionali, in Complessità, disagio e Servizi Sociali, Ravenna 1991.
  • Giovani, disagio, inquinamento psiché, (Coautore), Nuova Specie, 1989.
  • Complessità, disagio e servizi sociali, (Coautore), Nuova Specie, 1991.
  • Il Nodo. Storie di alcolismo e di solidarietà, (Curatore), Nuova Specie, 1996. Premessa critica alla Medicina in Occidente, in Kimbanda. Guaritori e Salute tra i Bantu dell’Africa Nera, Nuova Specie, 1997.
  • Inculturazione come crossingover, in Inculturazione e crossingover, Nuova Specie, 1999.
  • La Mela Gimagiona e il senso del viaggio continuo, (Coautore), Nuova Specie, 2007.
  • Transitare verso un amore devoto, Nuova Specie, 2008.
  • Disabilità complesse. Sofferenza psichica, presa in carico e relazione di cura, (Coautore), Maggioli Editore, 2011.
  • L’insieme Femminile-Maschile, Centro Documentazione Nuova Specie, 2012. I tre codici della vita nel trattamento delle disabilità complesse. L’esperienza del Centro di Medicina Sociale di Foggia, Nuova Specie, 2011.
  • Il Metodo Alla Salute. U.O Centro di Medicina Sociale Foggia, Intervista a Mariano Loiacono a cura del Comitato “Giù le mani dai bambini”, Juma Audio Video Productions, 2008. 
  • Rapporto genitori-figli: dentro l’utero e a cielo aperto, Centro Documentazione Nuova Specie, 2013.
  • Settimane Intensive di semina, Centro Documentazione Nuova Specie, 2014.
  • Sirena al positivo e sirena al negativo, Centro Documentazione Nuova Specie, 2014.
  • Chi, perché e come affrontare il cambiamento-esodo di fronte al negativo, sia al negativo presente che a quello che può venire, Centro Documentazione Nuova Specie, 2014.
  • Approccio Globale all’Odissea. Come tornare a casa propria, quali tappe richiede, quali dolori-perdite attraversare, quali pericoli incombono, quali aiuti intervengono, Centro Documentazione Nuova Specie, 2014.

LA FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS 

La Fondazione Nuova Specie onlus è stata costituita il 25 febbraio 2011, per raccogliere l’eredità della teoria-prassi del dr. Mariano Loiacono, epistemologo globale, fondatore del Metodo Alla Salute, psichiatra- psicoterapeuta, per quarant’anni direttore del Centro di Medicina Sociale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Foggia dove, in anteprima mondiale, si è interessato di Disagio Diffuso interpretato alla luce della Epistemologia Globale.

La Fondazione, di cui è Presidente il dr. Mariano Loiacono, ha già ricevuto l’importante riconoscimento di “Persona Giuridica” da parte del Ministero dell’Interno ed è iscritta al n. 429 della Prefettura di Foggia.

Le attività e iniziative della Fondazione si esplicano attraverso il Progetto Nuova Specie che è articolato in tre sezioni, pienamente integrate dal punto di vista teorico e prassico.

1) Il Metodo Alla Salute che tratta il Disagio Diffuso attraverso dinamiche di vita che coinvolgono i vari Codici di un individuo: il Codice Bio-organico, o delle sensibilità-emozioni profonde; il Codice Analogico, o del corpo, quale intermediario tra interno-esterno; il Codice Simbolico-razionale o delle rappresentazioni. Attivando forti dinamiche (“code-storming”) tra i vari tipi di disagio sintomatico e asintomatico, il Metodo Alla Salute non prevede l’utilizzo di psicofarmaci o sostanze psicoattive sostitutive. Il Metodo Alla Salute, unitamente al nuovo punto di vista che ne è alla base (Quadrimensionalismo ed Epistemologia Globale), è attualmente presente in quasi tutte le regioni italiane tramite le Associazioni Alla Salute che lo applicano nel proprio territorio. Di questa prima sezione fanno parte anche le “Conv.Inte.”, cioè i progetti di Convivenza Intensiva, quali il Progetto “Rainbow” (progetto di convivenza intensiva per situazioni psicotiche e non), il Progetto “La Finestra di Babich” (progetto di convivenza intensiva per sole donne), il Progetto “Evviva” (progetto di convivenza intensiva per soli uomini), il Progetto “Home” (progetto di convivenza intensiva fine settimanale nella propria abitazione), il Progetto “Mi ricovero a casa mia” (progetto di convivenza intensiva per situazioni psicotiche nel proprio contesto di appartenenza e nucleo familiare), il Progetto “Nutella” (progetto di convivenza intensiva estivo).

2) L’Epistemologia Globale e il Quadrimensionalismo: un Codice teoria-prassi globale messo a punto dal dr. Loiacono, col quale rivisitare- integrare-innovare le discipline di conoscenza e le istituzioni ordinarie. Fanno parte di questa sezione i corsi di formazione su tematiche varie (sessualità, adolescenza, comunicazione-relazione, dinamiche di gruppo e di vita, unità didattiche, mistica, rapporto genitori-figli, coppia, gravi- danza, organismo e organi, ecc.); il progetto di “Scholè Globale”, di cui fa parte il Coordinamento Nazionale G.E.I.P.E.G. (Genitori Educatori Insegnanti Progetto Evolutivo Globale) con una ricca sperimentazione nazionale de “Il Cerchio Magico” in scuole elementari e medie; il “Centro Documentazione, Formazione e Ricerca”.

3) Gli ambiti di ricerca sull’Insieme Femminile-Maschile, la Ricerca dei Me.Me. (Mediatori Metastorici) in tutte le etno-culture; la ricerca metastorica globale per equilibri avanzati ed evolutivi.

 

IL VILLAGGIO QUADRIMENSIONALE 

La Masseria e la Foresteria

Nel 2013 la Fondazione Nuova Specie onlus ha acquistato un lotto di terreno di estensione pari a circa 8500 mq, collocato all’interno della Zona PIP del Comune di Troia, nella fascia urbanisticamente destinata a servizi sociali. All’interno del lotto sorgeva una vecchia masseria, la cui costruzione risale alla fine dell’Ottocento.

La Fondazione Nuova Specie Onlus ha presentato alla fine del 2014 un progetto di trasformazione della masseria in una struttura per servizi sociali, ad usufruizione della pubblica comunità, che prevede l’amplia- mento della originaria masseria, in un’ottica di integrazione tra nuovo e antico.

La vecchia stalla, attualmente, è stata completamente rivisitata ed ampliata per realizzare una grande sala, denominata “Sala della Teofondità”, con una capienza di oltre 200 persone e destinata ad attività formative e didattiche. La sala rappresenta il cuore del complesso ed articolato organismo delle attività all’interno del percorso socio-educativo di cui la Fondazione Nuova Specie è oggi espressione.

Sempre nello stesso terreno, la Fondazione Nuova Specie onlus sta realizzando un edificio completamente nuovo, destinato ad accogliere sul breve e lungo periodo persone in trattamento, denominato “Foresteria”.

Il Mosaico

Nella “Sala della Teofondità” è in corso di realizzazione un bellissimo mosaico pavimentale, delle dimensioni di 130 mq, realizzato esclusiva- mente con materiali di recupero, raffigurante un albero della vita, così come nell’antico mosaico della cattedrale di Otranto risalente al XII secolo.

 

L’Uliveto

Al fine di dotare l’area di spazi a verde, funzionali alle attività di formazione e di crescita, verrà acquistato un terreno coltivato ad ulivi, confinante con il lato sud del lotto in uso.

www.nuovaspecie.com www.metodoallasalute.blogspot.it facebook.com/progettonuovaspecie Iban: IT59U0335901600100000062915 C.F. 94084660714 fondazione@nuovaspecie.com

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