L’anno scorso BACP, la principale associazione professionale dei counselor e degli psicoterapeuti inglesi, ha commissionato a Gerrie Hughes un manuale orientativo che descrive le competenze dei professionisti della relazione ad uso degli associati. L’obiettivo del testo era quello di offrire delle linee comuni agli associati di diverso orientamento teorico, su temi relativi agli standard della formazione, relazione con il cliente, cura di sé, supervisione e applicazione delle competenze ad ambiti clinici e non-clinici. Competence and self-care è l’ulteriore elaborazione teorica di quel lavoro reso disponibile ad un pubblico di lettori più ampio. Questo libro mi ha colpito per molti motivi. Primo, essendo scritto da una gestaltista per dei professionisti di ogni orientamento, dimostra che parte del nostro apparato concettuale è facilmente comprensibile e in parte riconducibile a quello di altri orientamenti. Contatto, relazione ambiente-individuo, sé, sono dei veri e propri ponti non solo verso altre “teorie”, ma anche verso le pratiche di altri professionisti. Secondo, pur volendo descrivere dei criteri di validità della competenza, Gerrie non li riduce agli aspetti formali della formazione o dell’aggiornamento, agli standard minimi. Questi standard minimi sono lo sfondo (background) dell’abilità del terapeuta di restare in relazione con se stesso e con i propri clienti all’interno di contesti lavorativi specifici, anche ulteriori rispetto alla pratica clinica privata (per esempio volontariato, produzione, politiche del lavoro). Terzo, non riduce la competenza nemmeno all’efficacia del terapeuta, alla sua capacità di raggiungere obiettivi e di avere successo nella cura.
Piuttosto l’abilità specifica del terapeuta e del counselor è quella di essere in grado di accettare l’esperienza di essere in una relazione per molto tempo, senza apparente successo. Gerrie Hughes indica la supervisione come il luogo più adatto per affrontare l’impasse e per ottenere riconoscimento da parte della comunità dei colleghi.
